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Rediviva

L’oroscopo. Quanti di noi, che ci credano o meno, impennano le letture di oroscopo sotto l’ombrellone?
Io purtroppo sotto l’ombrellone ancora non ci sto, ma oggi mi sono imbattuta nell’oroscopo di Bob Brezsny, che nonostante sia seguito da molti io non leggo mai perché non leggo gli oroscopi che mi mettono sotto il segno della vergine, e oibò, sono scesa dalla sedia:

Godiamoci un momento di profondo silenzio in onore delle tue illusioni defunte. Erano solo miraggi, pieni di malriposto idealismo, dolce ignoranza e innocenti equivoci. Per quanto generose, emanavano una bellezza agitata che ispirava coraggio e inventiva. Adesso che si sono dissolte, queste illusioni cominceranno a servirti di nuovo, trasformandosi in fertile concime per la tua prossima grande produzione.

Ah, quante ma quante illusioni defunte, che ancora pungolano ogni tanto in parti del corpo sparse. Tipo ieri, che sono stata per la prima volta al Globe Theatre a vedere Molto rumore per nulla, e come ogni (rara) volta che vado a teatro mi sono ricordata di quanto mi piaccia e mi faccia emozionare, di ogni anno in cui mi sono ripromessa di andare più spesso o addirittura di segnarmi ad un corso di teatro, che avrei sempre voluto fare.

E queste illusioni però sono sempre lì e infatti negli anni concimano, concimano, fin quando prima o poi una pianticina esce fuori e allora lì sta a noi coltivarla ben bene e proteggerla. E magari farne uscire delle altre. Che niente nasce già grande ma tutto può crescere.
E quindi tiriamoci su le maniche e imbracciamo tutti gli strumenti del caso che qui bisogna produrre per bene.

Però riparliamone dal 2 settembre, ora vi prego, vi scongiuro… che queste ultime 4, 5 ore che mi separano dalla vita passino presto, poi per 3 settimane non voglio pensare a niente, a niente che sappia di futuro né tanto meno di passato ma godermi questo presente speciale.

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Ricominciamo?

Inizio questa ultima settimana di lavoro con pressione ed energia sotto le scarpe (e un fastidioso mal di pancia). Davvero, non ce la faccio più, sono al limite, ad un limite di saturazione/batterie scariche che davvero pensavo di non raggiungere mai.

A 10 e poco più mesi dall’arrivo di Vittoria, posso tirare un piccolo bilancio e dire che ce la sto facendo ancora un po’ poco e sono sempre più dell’idea che il primo anno delle mamme – ovviamente per chi vuole – dovrebbe essere un periodo sacro in cui potersi dedicare solo a riprendersi da una delle esperienze più devastanti (nel bene e nel male) di una donna e da un compito difficilissimo che è quello di iniziare a crescere un piccolissimo essere umano, il cui imprinting, ne sono sicura, resterà nel suo modo di essere al mondo, anche verso gli altri, per sempre.
Ci sono donne che ce la fanno di più o meglio o tengono più botta (o fingono meglio)… o perché sono più giovani, o più resistenti, o più motivate o resilienti… altre che fanno più fatica. I motivi possono essere ennemila, da una gravidanza difficile o vissuta senza risparmiarsi un secondo (o lavorando fino al giorno prima) a un parto e post parto lunghi e complicati, ad allattamento o trauma da non allattamento, ormoni, notti insonni, solitudini, ansia, depressione… Francamente, rientrare a lavoro dopo 4 mesi è F O L L I A pura. Ma anche dopo 6.

Ora, dopo 10 mesi di cui gli ultimi due più tranquilli, posso dire che pian piano ci si riprende, va meglio, almeno fino al prossimo “scatto di crescita”. Penso a quanto sarei meno in riserva di tutto se in questi ultimi 6, 7 mesi non avessi dovuto di nuovo rioccuparmi di tutto + V. , l’unica cosa di cui in fondo avrei voluto occuparmi di più.

Io penso che un anno sia sacrosanto, per le mamme o i papà, per chi ne ha voglia e bisogno insomma. Tanti/e a lavoro si ricaricano, e beati loro. A me quest’anno il lavoro mi ha prosciugata, quel poco di energia che avevo ancora in circolo e mi ha poi tolto la forza per il poco resto che avrei voluto dedicare anche a me. Tipo un pò di palestra, per non continuare a vedere la pancia calata? O cucinare qualcosa di buono che mi aiutasse a tornare in forma e conseguentemente aiutarmi con l’umore?

Io non ce l’ho fatta, non del tutto. Così ho alzato una bandiera. Alt! Mi sono detta e ho detto io tutto non lo riesco più a fare. E forse non voglio più. Sembra una resa, forse un po’ lo è ma mi piace vederlo più come un punto a capo. La fine di un bel capitolo e l’inizio di una nuova storia. O, forse, più un “dove eravamo rimasti”. E un atto più coraggioso, forse, che un arrendersi.

Questa sarà quindi l’ultima mia settimana da “dipendente”, da settembre, all’alba dei miei 40 anni, proverò a incanalare tutte le energie rimaste nei progetti a me più cari: mia figlia e la mia attività.
Se avessi avuto un anno per riprendermi e riordinare tutte le idee e le forze, avrei preso questa decisione? Sinceramente non saprei… davvero.
Ma, ora, sono contenta di averla presa.

Da settembre, stavolta si (ri)comincia davvero.

Una lunga estate crudele

In omaggio ad una delle simpatiche serie che amo leggere soprattutto in questa stagione, questa estate sembra non finire mai e ogni giorno, ogni grado che si innalza nel termometro, è un macigno di portare avanti manco fossi una Sisifo dei giorni nostri.
Forse ho rimosso i mesi della gravidanza, e non credo, ma quest’anno il caldo è davvero opprimente e rende tutto ancora più faticoso. Sarà tutto il nuovo anno in tre sulle spalle, ma quest’anno le vacanze, posticipate di una settimana, sembrano non arrivare mai. Ancora 12 lunghissimi giorni di corse ad ostacoli tra un ultimo brief e l’altro, ad anticipare l’anticipabile, una folle corsa a chi può lavarsene prima le mani.

La piccola Vittoria non è ancora mai andata al male e ovviamente, come tutte le madri da manuale, mi sento in colpa. Non tanto perché, aimè, a luglio oramai si lavora sempre e qui fa sempre più caldo ed è troppo piccola ancora per lasciarla un mese intero sola al mare con i nonni, ma perché forse nel fine settimana dovrei fare uno sforzo in più ma il caldo, di cui sopra, il traffico, il problema di dividere case piccole con mille parenti, ci hanno piazzato in pianta stabile a Roma. E quando potevamo partire, come da manuale, è stata male lei.

Sarà l’ennesima estate in cui fallirò la prova costume, più che mai e nonostante una folle ultima corsa alla perdita di qualche chilo nutrendomi di orride barrette pesoforma a pranzo, per poi comunque sfondarmi di aperitivi la sera. Perché in questa crudeltà quest’anno ci concediamo più piccole uscite preserali, principalmente nel quartiere, per evitare di accendere fornelli e per la poca pochissima voglia di cucinare.

È l’estate in cui sono più cadaverica dell’inverno, perché sono riuscita ad andare in piscina sì e no due volte e infatti la tentazione di ricorrere alle lampade, anche per non ustionarmi in quei soliti 4-5 giorni di mare che farò, è tanta.

È l’estate in cui ricomincerò a fumare… perché sono ansiosa, stanca, annoiata, nervosa, preoccupata e tentata e ho talmente tante cose da dover fare bene che quando è così una cazzata la devo fare sempre. Vedremo.

È l’estate senza serie tv e maratone, perché sono talmente stanca la sera che appena Vic si addormenta, quasi seguo a ruota ma è anche l’estate in cui ho ripreso a sentire un sacco di musica.

È l’estate in cui compirò 40 anni, aimè anche qui, e si sapeva e tanto non cambia niente perché oramai mi sento vecchia dentro ed è tutto in declino. Sic.

È l’estate in cui riabbraccerò l’est e riprenderò in mano una macchinetta fotografica.

È l’estate che anticipa un grande cambiamento, drastico, spaventoso ma bellissimo e che forse tutto sommato non vedo l’ora che finisca proprio per ricominciare (da dove avevo lasciato, in fondo…).

Ma soprattutto è la prima estate con mia figlia, ed è davvero crudele che, al 24 luglio, ancora non sia riuscita a godermela fino in fondo, in vacanza e senza pensieri, solo con lei.

Cccccchanges

Quando ti capita di vivere grandi cambiamenti nella vita, un cambio lavoro, cambio città, cambio compagno o, come nel mio caso, quasi un cambio “status”, ti rendi conto come a corredo, cambino anche tutte le piccole cose che ruotano intorno a te o a quell’evento e anche equilibri che pensavi consolidati da anni, improvvisamente iniziano a vacillare.

E lì arriva la sfida che sta a te accettare o meno o decidere come viverla. Sei una persona a cui i cambiamenti piacciono e vivi ogni diversità come nuova opportunità oppure fai fatica ad abituarti?
Io onestamente ancora non capisco in quale schiera collocarmi. In passato ad esempio, quando ho cambiato drasticamente lavoro devo ammettere che non ho avuto grandissime difficoltà a prendere questa decisione ma abituarmi al nuovo lavoro nonché al nuovo ambiente non è stato subito facile. Ecco forse io ho più problemi con le persone rispetto alla pratica di una attività, per quanto conoscere bene un lavoro o una professione può essere noioso ma anche molto rassicurante.
Pensiamo a come la fotografia digitale abbia stravolto tutto il mondo della fotografia, internet il mondo della tecnologia digitale, il cellulare il modo di stare in contatto, sti male/benedetti social il mondo della comunicazione (e delle relazioni).

Ogni piccolo ecosistema ha le sue regole, scritte o non scritte e ogni cambiamento provoca piccole e grandi scosse che a volte non sono neanche percepite, in altri casi necessitano giorni, mesi o anni per assestamenti. Talvolta non ci si riesce più ad assestare, crolla un po’ tutto allora forse vale più la pena buttare giù tutto che provare a reggere con precarie stampelle.

Il cambiamento è una leva fondamentale nella vita altrimenti non ci sarebbe evoluzione e crescita per nessuno. Ma io spesso faccio davvero fatica e in questo mi faccio un po’ tenerezza. Ci sono “cose”, abitudini, luoghi, rituali, comportamenti a cui mi affeziono o aggrappo con forza e vederli doverli cambiare mi fa destabilizza, a volte così tanto che non mi riprendo più, o molto difficilmente.

Ora è uno di quei momenti in cui nella mia vita stanno cambiando un sacco di cose. Molte già, altre lo staranno per fare. L’arrivo di un figlio, lo so sono banale, ma si porta dietro una valanga di cambiamenti che a mio avviso sono troppi anche per chi è abituato, figurarsi per una come me.

Cambi tu, il tuo corpo, i tuoi bisogni, i bioritmi, le priorità. Cambia la vita di coppia, la vita nelle famiglie coinvolte, i rapporti con gli amici, con i colleghi, con il lavoro. Ti sembra di esserti allontanata solo per pochi mesi eppure sono sufficienti per far sì che tutto un micro universo attorno a te cambi e tu, già provata dal particolare momento storico che stai vivendo, dalla stanchezza, dal sonno, dal sentirsi diversa, arranchi a stare dietro a tutto.  A volte ci vuole una vita per cambiare tutto, e forse non basta neanche quella, a volte pochi mesi e niente sarà più come prima. Tu non sarai più come prima.
All’improvviso sembri quasi trasparente per alcune cose, troppo ingombrante per altre, o come ti muovi, ti muovi male.
Tutto sta a capire se va bene così.

Di ritorni, rimpianti e nostalgie

È un periodo frenetico e carico di cose da fare. A lavoro, salvo che esco qualche ora prima, sono tornata a pieno ritmo… diversi progetti in corso e anzi, dovendo lavorare meno ore, praticamente non mi fermo mai. Il che è meglio perché ho trascorso i primi mesi di rientro piuttosto scarica e le giornate non passavano mai e mi ritrovavo a pensare continuamente a mia figlia e a guardare le foto sulla gallery del cellulare.

Sta finendo la stagione dell’associazione, una stagione strana perché credo sia stata la prima che fondamentalmente ho seguito totalmente a distanza. Staccando del tutto praticamente mai, ma fisicamente sono rientrata per la prima volta ad un evento qualche settimana scorsa ed era quasi un anno.

Mi manca tantissimo stare lì più spesso. Credo sia davvero la mia seconda casa, uno dei posti in cui mi sento più libera e a mio agio in assoluto, e sentirmici quasi un ospite mi fa un effetto strano. Non conosco praticamente nessuno studente quest’anno, anche se già da prima era sempre più difficile poterci essere di più. Di fatto, mi ritrovo a fare per il wsp le stesse cose che faccio per i clienti di agenzia: la comunicazione.
Mentre se chiudo gli occhi e potessi esprimere un desiderio… beh io vorrei stare sempre lì. Anche se cè puzza, se c’è muffa, se è piccolo, se è scomodo e il vino non è un gran che. Se dovessi scrivere un libro anzi, in tutti i libri che non ho mai scritto ma ho pensato, la mia protagonista avrebbe un posto così.
Mi manca fare foto, anche se quasi meno della vita lì. Forse perché nella fotografia è tanto che non ritrovo più quella leggerezza di un tempo. Perché quando finisci in alcuni giri devi prendere tutto sul serio quasi per forza e si rovina un po’ tutto.

Però era bello fotografare, tanto, sempre, fare quelle foto lì, quelle foto mie.
Tirando un pò le somme, quando ti ritrovi ad avere così poco tempo per te stessa, mi chiedo cosa mi manchi di più di quel mondo lì, quel mondo da cui tutto poi nella mia vita è cambiato per sempre. Si può dire che è dalla fotografia che sono partita per diventare poi mamma, visto che è in questo mondo che ho conosciuto mio marito.

Vedere persone vicine che vanno avanti, che cela fanno, che hanno fatto una scelta una volta per tutte o che riescono semplicemente a conciliare di più le cose, mi punge un pò. Mi chiedo cosa sia mancato in me per avere la stessa… determinazione? capacità? tigna? fortuna? soldi? fiducia in me stessa… o in quello che stavo facendo?

Non lo so, è  tutto un rimettere le carte in tavola questo periodo, le mischio e le rimischio ma non riesco mai a chiudere una partita.

E poi però c’è l’asso.

Counting down

Tipiche giornate da quiete prima della tempesta… il tempo stringe e ogni giorno che nasce e ogni sera che inizia ci si interroga se sia la volta giusta. Si vive sul chi va là, nell’incertezza e nell’incosapevolezza di cosa ci aspetti davvero.

Sì, sono davvero giornate strane… che cerco di occupare in vario modo. Casa in questi giorni è praticamente (quasi) perfetta perché non faccio altro che pulire e sistemare. Di là anche è tutto più o meno pronto. Spolvero, faccio lavatrici, risistemo gli armadi, faccio e disfaccio scatole, faccio e disfaccio spesa.

Poi cerco di prendermi cura di me perché tutti dicono che non lo farò più per un bel po’… tra poco vado a prepararmi l’ennesimo bagno, ho comprato dei sali da bagno di marca e anche quelle bombette frizzanti… adoro circondarmi di profumi e cospargermi di creme. Ho ricomprato il mio costoso fondotinta preferito, cerco dk farmi manicure e pedicure, maschere viso ma di andare dall’estetista non ho proprio voglia. I capelli sono un po’ allo stato brado e purtroppo ho già parecchia ricrescita ma dubito di riuscire ad andare prossimamente e dovrò tenermeli così…

Se solo la smettesse con questo caldo, visto che è più fastidioso ora che ad agosto, mi sentirei molto meglio.

Insomma, sono più o meno pronta, quindi?

Riflessioni a margine di un’estate

E anche questa estate sta quasi per finire, almeno per molti che sono già tornati a casa o a lavoro o lo faranno almeno da lunedì. Certo li voglio proprio vedere ad una scrivania quelli che si sono fatti dalle 4 alle 6 settimane più o meno alternate quest’anno…

Di questa estate 2018, un po’ diversa dal solito, posso dire che

– come al solito ho speso soldi in tubetti di solari che puntualmente uso per meno di un quarto e poi il prossimo anno, dicono, la protezione non vale più

– ho un’abbronzatura leggerissima, come al solito tendente alle macchie solari. Come ogni anno, invidio e non mi spiego il fenomeno di quelle con un’abbronzatura marroncino-bronzea uniforme, praticamente integrale

– i miei capelli sono da giorni una massa informe. Ho deciso alla fine di tagliarli tornando ad una sorta di caschetto perché erano diventati troppi e ingestibili. Provo a farli di quel friseé mossetto che va tanto di moda ma paradossalmente, pur avendo i miei capelli la struttura di un pneumatico Michelin, non mi reggono. Provo a legarli ma la coda ancora viene male. Un tormento.

– stare a casa senza far nulla non è il massimo ma alla fine anche all’ozio e al riposo ci si abitua. Bisogna solo cercare di non farsi prendere troppo dall’accidia.

– credo sia il primo anno in cui non ho fatto manco mezza giornata o mezzo bagno al mare. La piscina domenica chiuderà e mi dispiace molto perché è quanto di più sportivo riesca a fare al momento. Mi viene voglia di approfittare della calma di questi primi giorni di settembre per andare al mare, ma non so se cela farò.

– questa estate avrò cucinato sì e no 3/4 volte. Mi è preso un rifiuto per i fornelli e i cibi caldi, persino la pizza mi ha stufato. In compenso ho divorato quantità industriali di ghiaccioli e polaretti.

– mi è mancato un po’ di shopping frivolo da donna tipo borsette, accessori. Ho comprato ben 7/8 paia di sandali questa estate per poterne indossare solo due e la metà forse il prossimo anno neanche le guarderò.

– questione foto estive. Sono la prima a pubblicare diverse foto quando viaggia, anche se oramai per scelta da anni prediligo instagram e su Fb tendo a non mettere più nulla, e a scorrere con curiosità i vostri album specie se si tratta di posti in cui non sono mai stata e mai forse andrò. Ecco, il che è anche un po’ il bello di un certo tipo di fotografia. Ma non pensate che forse botte di 100 foto – a volte al giorno – la metà identiche o zeppe di vostri selfie col doppio mento siano eccessive? Voi direte, non le guardare… e infatti non lo faccio e come me credo tanti altri perché il troppo stroppia per tutti, ma allora perché lo fate? Davvero alla 101ma foto non capisco. E io ne faccio di foto eh… anche a rischio a volte di perdermi dei momenti per dare priorità alle foto. Per non parlare di foto di famiglia e bambini. Perché pubblicate tutte queste foto dei vostri piccoli? Fateci vedere come crescono e che stanno bene, ma non necessariamente ogni giorno, ogni ora… teneteli in braccio al posto del cellulare!

– infine, a parte qualche eccezione, continuo a pensare che l’estate non sia invece la stagione in cui rendiamo di più. Se non sei giovane, bello e magro, i tuoi difetti sono constantemente sotto gli occhi di tutti. Piedi grossi e gonfi stretti in sandali improbabili, panze che premono dalle canottiere, gente bianchiccia oppure esageratamente e volgarmente nera, con solchi di rughe in evidenza. Trucco più acceso nonostante in teoria non serva, pelle matida di sudore, puzza, abiti chiazzati. Ragazzette con short improponibili che scoprono tutto ciò che invece sarebbe meglio coprire, persino i bambini per via del caldo devono andare in giro con vestitini che sembrano più simili a pigiami, per non parlare di chi li manda proprio in giro nudi in spiaggia, e scarpette plasticose. Per carità, sti cavoli e ci mancherebbe, io sono la prima tutta difettata. Però ecco, rendete meglio dall’autunno in poi, fidatevi.

Ora, quando arriverà l’autunno, oltre alle giornate già più corte?

Vacanze romane

Finita la prima settimana di vacanza, quasi al giro di boa della seconda, in cui tra l’altro, capita anche il mio compleanno.

Un altro compleanno romano… e pensare che c’era un tempo in cui per abbattere la sfiga del compleanno agostano (in cui non c’è mai nessuno con cui festeggiare…) cercavo di starmene sempre in qualche parte del mondo. Ma ora, che non ho più voglia di festeggiare questi compleanni pesanti, va bene così… anche se a dire il vero oramai sono più le persone che sono a Roma in questo periodo di agosto che le altre. Eh sì, oramai le ferie seguono percorsi strani, se le si fanno. Anche io per prima quest’anno, anche se un po’ forzatamente, ho sperimentato le ferie a luglio… ed è vero che ho qualche giorno anche ad agosto ma infatti sto a Roma…

Vedo sui soscial persone che si fanno 2/3 vacanze in 2/3 posti… o perché hanno case e/o amici e/o parenti un po’ ovunque oppure perché spezzano, al posto di un’unica vacanzona oppure semplicemente hanno le possibilità di girare un sacco.

Qui a Roma in soldoni comunque c’è un sacco di gente, a parte forse la settimana scorsa in cui almeno nei quartieri molti negozi poi erano chiusi ed effettivamente metteva un po’ tristezza. Ora già un buon quarto di gente è tornata e la settimana prossima sarà anche peggio…

Alla fine non mi sono ancora annoiata. Ogni giorno c’è sempre qualcosa da fare, da pulire, da sistemare. Alterno letture, film, serie… sono tornata in piscina, ogni tanto passeggio, faccio un po’ di shopping… vita sociale pari a 0 ma non mi lamento.

Cerco di riposare molto e rallentare anche se il tempo qui vola e la tempesta si avvicina. E lì sì che sarà da divertirsi…

E ora…?

Ancora pochi minuti e pronti e via per il fugone estate 2018.
Arrivo rotolando a fatica a questo stacco, agognando queste ferie e questo periodo come acqua gelata nel deserto. Sì perché qui davvero si schiatta di caldo e questo avanti/indietro mi sta esaurendo.
Solo che ora la prospettiva di questo ultimo mese estivo e romano mi spaventa. Da lunedì, che sarò sola gran parte della giornata, che caspita mi invento? Vorrei evitare di vegetare davanti a TopCrime, spiaggiata sotto l’aria condizionata, ma al momento non vedo molte alternative, almeno fino alle 18 del pomeriggio, ora in cui diventa quasi decente poter fare 4, non di più, passi. Tra l’altro siamo a corto di serie Tv e per motivi di spazio stiamo dismettendo più di metà della nostra cospicua collezione di DVD (credo almeno 250 titoli) e non so cosa vedere.
Stasera infatti farò un salto alla feltrinelli per fare una bella scorta… ho già letto diversi libri questa estate ma niente, l’ebook mi soddisfa sempre fino ad un certo punto. Dovrei buttarmi su qualche lettura approfondita ma riesco solo a concentrarmi su gialli… vediamo un po’ questa sera cosa mi ispira.
C’è poi la piscina, anche se quest’anno non ho preso ancora manco mezzo raggio di sole, che poi purtroppo settimana prossima sarà chiusa e quindi se ne riparla almeno dal 20.
In casa anche siamo a buon punto, per quello che è possibile fare al momento. Fondamentalmente mancano alcune scatole di abiti da recuperare in giro e qualche mobile da rimpiazzare. La cantina è ancora bella piena ma quantomeno è possibile entrarci. Dubito che riusciremo a svuotarla più di tanto. Ciò che più di tutto mi ha insegnato questo trasloco è che accumulare è solo un di più inutile. Sto cercando il più possibile di “separarmi” da più cose possibili… quindi per non arrivare subito al mio drastico buttare, molta roba rimarrà “in soffitta”. In fin dei conti sono 3 mesi che vivo con l’occorrente di una valigia (bella capiente eh…), delle centinaia di monili e moniletti che ho sto andando avanti con gli stessi da settimane, sebbene ne sia tornata in possesso. Mi sembra tutto molto bello ma anche molto superfluo. Dopo questi mesi di caos, a cui seguirà un caos sempre maggiore, ho un disperato bisogno di ordine e pulizia. Ecco perché fremo, anche con mio marito, per sistemare le ultime cose in giro e che a vederle mi fanno uscir le bolle.
Anche il terrazzo, che l’anno scorso ero riuscita a risistemare con tanto orgoglio, quest’anno è praticamente inagibile e mi mancano cenette ed aperitivi sulla sdraietta.
Sto spendendo un patrimonio in scatole, scatolette e cestini per non avere robe in giro, neanche nei cassetti. Quindi sì, sicuramente avrò di che sistemare in questi giorni ma se Dio vuole il peggio è finalmente passato.

Credo sia la prima volta dopo anni che passerò l’intero agosto a Roma. Non riesco ancora a rassegnarmi del tutto all’idea, se non guardandomi allo specchio…
Ogni giorno penso che vorrei concedermi almeno qualche giorno di mare, che Tarquinia tutto sommato mi mancherà, ma se penso a tutto il contesto e gli annessi non cela posso fare.
Ma più di tutto quest’anno mi mancherà prendere un aereo. La notte prima del viaggio, l’arrivo in aeroporto, i controlli, i giretti in dutyfree, il volo e l’ansia di arrivare… Vedo le foto di molti in viaggio, destinazioni invidiabili in cui forse non andrò mai nella mia vita… ma a mancarmi di più sono sempre i miei posti. Riguardo e ripenso al meraviglioso viaggio dell’anno scorso, ieri guardavo uno stupidissimo film su canale5 ambientato su un isolotto svedese e c’è mancato poco che mi scendesse una lacrimuccia.

Aspettavo da tempo questo momento ma al contempo ne sono anche un po’ spaventata. Quindi, da lunedì… che si fa?

Aspettative

Anche questa settimana lavorativa sta finendo, dire che sto facendo il countdown questa volta è davvero riduttivo. Andare a lavoro, lavorare… questo periodo sta diventando una fatica mentale e fisica non indifferente, forse proprio perché so che il traguardo è vicino… Sarò comunque “socialmente reperibile” almeno fino a fine mese aimè, ma almeno la fatica fisica dovrei levarmela.

Poi, ho dei programmi… poi agogno quest’ultimo ultimissimissimo mese tutto per me, lo desidero più di un anello di Tiffany. E sentire che invece i programmi potrebbero cambiare e si potrebbe tutto anticipare un po’ mi ansia… è che agogno il momento in cui potrò leggere ininterrottamente per ore, sguazzare in piscina a pesce morto… dimenticarmi dell’orologio. E forse iniziare a capirci qualcosa. Cavolo, un mese almeno mi serve!

Sarà l’agosto più strano della mia vita. Ovviamente sento molti spasimare per le vacanze, per viaggi fichissimi che forse non farò mai, altri invece che non farei manco se me li regalassero. Sicuro tutti abbiamo bisogno di staccare ed io purtroppo quest’anno l’ho fatto molto poco, mentalmente… il che mi fa pensare a quanto ne abbia davvero bisogno. A quanto vorrei frullare questo benedetto aggeggio per sempre o svegliarmi e il mondo è di nuovo senza internet e senza social.

Vabbè, intanto accontentiamoci dei weekend.