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Cccccchanges

Quando ti capita di vivere grandi cambiamenti nella vita, un cambio lavoro, cambio città, cambio compagno o, come nel mio caso, quasi un cambio “status”, ti rendi conto come a corredo, cambino anche tutte le piccole cose che ruotano intorno a te o a quell’evento e anche equilibri che pensavi consolidati da anni, improvvisamente iniziano a vacillare.

E lì arriva la sfida che sta a te accettare o meno o decidere come viverla. Sei una persona a cui i cambiamenti piacciono e vivi ogni diversità come nuova opportunità oppure fai fatica ad abituarti?
Io onestamente ancora non capisco in quale schiera collocarmi. In passato ad esempio, quando ho cambiato drasticamente lavoro devo ammettere che non ho avuto grandissime difficoltà a prendere questa decisione ma abituarmi al nuovo lavoro nonché al nuovo ambiente non è stato subito facile. Ecco forse io ho più problemi con le persone rispetto alla pratica di una attività, per quanto conoscere bene un lavoro o una professione può essere noioso ma anche molto rassicurante.
Pensiamo a come la fotografia digitale abbia stravolto tutto il mondo della fotografia, internet il mondo della tecnologia digitale, il cellulare il modo di stare in contatto, sti male/benedetti social il mondo della comunicazione (e delle relazioni).

Ogni piccolo ecosistema ha le sue regole, scritte o non scritte e ogni cambiamento provoca piccole e grandi scosse che a volte non sono neanche percepite, in altri casi necessitano giorni, mesi o anni per assestamenti. Talvolta non ci si riesce più ad assestare, crolla un po’ tutto allora forse vale più la pena buttare giù tutto che provare a reggere con precarie stampelle.

Il cambiamento è una leva fondamentale nella vita altrimenti non ci sarebbe evoluzione e crescita per nessuno. Ma io spesso faccio davvero fatica e in questo mi faccio un po’ tenerezza. Ci sono “cose”, abitudini, luoghi, rituali, comportamenti a cui mi affeziono o aggrappo con forza e vederli doverli cambiare mi fa destabilizza, a volte così tanto che non mi riprendo più, o molto difficilmente.

Ora è uno di quei momenti in cui nella mia vita stanno cambiando un sacco di cose. Molte già, altre lo staranno per fare. L’arrivo di un figlio, lo so sono banale, ma si porta dietro una valanga di cambiamenti che a mio avviso sono troppi anche per chi è abituato, figurarsi per una come me.

Cambi tu, il tuo corpo, i tuoi bisogni, i bioritmi, le priorità. Cambia la vita di coppia, la vita nelle famiglie coinvolte, i rapporti con gli amici, con i colleghi, con il lavoro. Ti sembra di esserti allontanata solo per pochi mesi eppure sono sufficienti per far sì che tutto un micro universo attorno a te cambi e tu, già provata dal particolare momento storico che stai vivendo, dalla stanchezza, dal sonno, dal sentirsi diversa, arranchi a stare dietro a tutto.  A volte ci vuole una vita per cambiare tutto, e forse non basta neanche quella, a volte pochi mesi e niente sarà più come prima. Tu non sarai più come prima.
All’improvviso sembri quasi trasparente per alcune cose, troppo ingombrante per altre, o come ti muovi, ti muovi male.
Tutto sta a capire se va bene così.

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Buona esposizione a tutti

In treno di rientro da Milano, tanta stanchezza anche per dormire, nel silenzio che finalmente alleggia in carrozza dopo l’esodo di una scolaresca, provo a riflettere su questa giornata intensa e campale. Per lavoro mi sono trovata a seguire l’ideazione, la creazione e l’allestimento dello stand di un’associazione in un Padiglione del prossimo Expo. Un lavoro intenso, frenetico ma professionalmente molto stimolante. Per la prima volta mi sono trovata ad interagire, anche se non proprio in prima persona, con un gigante come l’esposizione universale. 

È stato emozionante oggi entrare nel cantiere seppur di corsa e in modo convulso e confuso. Poco tempo, ancora poca organizzazione, poche navette, per paura di perder il treno di rientro ci siamo buttati sotto la tangenziale per tagliare verso Rho. 

È stato scioccante vedere lo stato dell’arte, per quanto lo sospettassi. Per via di questo lavoro ho anche approfondito un po’ la storia di Expo e dell varie porcate all’italiana che hanno inciso e non poco sui ritardi. E allora vien da dire ecco la solita Italia cialtrona, pelandrona, seppure persino a Shangai sia iniziato tutto con padiglioni ancora da costruire.

Però sarà la stanchezza, un’indole bambina, ma tralasciando i discorsi politici, economici, ecologici che non mi sento di approfondire in questa sede, io oggi un po’ di orgoglio italiano un po’ l’ho provato. Ed era tanto che non mi succedeva. Ho visto un sacco di persone, tantissime, a lavoro e migliaia di più ce ne saranno, a lavorare sodo, in modo convulso, con turni massacranti per fare le cose al meglio, per fare del loro meglio. Perché l’Expo sarà una roba enorme e milioni di persone verranno nel nostro Paese. Io spero davvero che le cose vadano bene, auguro un successo. Non voglio essere l’italiana che si autoaugura la sconfitta pur di potersela poi prendere con qualcuno, con la solita politica.

Ammiro le persone normali come me, che nel loro piccolo fanno e hanno fatto di tutto per lavorare al meglio, nonostante le mille difficoltà di un paese malato, di cui noi gente per bene continiuamo ad esser inbattibili anticorpi.

In bocca al lupo a tutti!