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Ritorni

E così purtroppo e per fortuna, la prima settimana di rientro a lavoro è terminata. Purtroppo perché ci siamo andati cauti e i lavoroni stanno entrando ora, per fortuna però perché non vedo l’ora di stare di nuovo due giorni con pupi mia, che oggi si è anche vaccinata. E credo sarà sempre così.

In questi giorni ho capito che posso riuscire a tornare a vivere, mio malgrado, senza il riposino pomeridiano, che sono ancora in grado di pensare e scrivere email e documenti nonché inventarmi qualche nome. Sul linguaggio invece dobbiamo ancora lavorare in quanto tra le volte che mi incacchio con mia madre o smadonno in notturna o faccio vocine, ho più difficoltà a formulare frasi articolate. Ecco.

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Count down

Dopo nuovi giorni intensi di afa e caldo mega galattico, stasera si torna a respirare con una leggera brezzolina che pare porterà con sé un po’ di pioggia.

Sta finendo anche questo ultimo lunedì prima delle ferie. Altri 4 giorni forsennati prima di staccare. Sperando solo di riuscire a staccare veramente visto che sono la prima ad andare in ferie e sicuramente la prossima settimana l’occhio alle mail ci scappa sicuro, aimè, oltre al fatto che c’è anche una mezza reperibilità per tutto agosto a causa di questi maledetti social. Speriamo bene.

Oggi stavo davvero a tocchi, due di pressione post weekend di emicrania cosmica come aimè e per fortuna, non mi capitava da un po’. Una domenica inutile a letto con i dolori e tutta l’estate che scorre di fuori. Oggi sono di cattivo umore, rimasugli chimici che spero passino presto, insieme a questa settimana. 

Mansminus

Poi ci sono quegli uomini che fanno tanto quelli fighi di sinistra, poi a un tavolo di lavoro,dove sei l’unica donna, parlano guardando solo gli altri uomini e se, talvolta, si rivolgono a te, lo fanno con quel tono quasi condiscendente che neanche alla nipote di 3 anni (in gergo: mansplaining).

Ecco questa tipologia di uomo è anche peggio dei maschilisti “veri” che, almeno, non fingono.

In loving memory

Non ricordo che fine abbia fatto la mia memoria. Non che sia mai stata una cima, sin da bambina, a memorizzare poesiole e filastrocche (al massimo mi fermo a “la pioggia agli irti colli, piovigginando sale, e sotto al maestrale urla e… biancheggia? il mare”. STOP), né ho mai, e ne sono fiera, applicato allo studio un metodo meramente mnemonico. Ma non ero neanche una di quelle a cui bastava star attenta in classe. A cui, comunque, la sufficienza non bastava e si impegnava al massimo. Però, sarò forse un po’ arrugginita con il libri (e sì che ci son stata sopra un bel po’ eh) ma ultimamente tutto quello che studio o cerco di memorizzare, o meglio, fare mio, lo dimentico con una certa facilità.
Da quando ho iniziato seriamente questo lavoro, ed è trascorso più di un anno e mezzo, avrò letto, sottolineato e appuntato decine e decine di libri (che tra l’altro spesso dicono le stesse cose) eppure puntualmente le cose mi tornano alla memoria solo al momento in cui le ri-leggo.
Se dovessi fare domani un esame universitario in comunicazione pubblicitaria, mica lo so se riuscirei a strappare un 18 eh.
Sarà che forse son stata messa subito “sul pezzo”, e la maggior parte delle cose ho dovuto impararle in itinere, senza tempo per troppe domande, studiando e affiancando i copy senior e sbagliando direttamente sulla mia pelle. Allora magari se riesco ad esser ancora qui e andare avanti, forse tutto sommato alcune cose devo averle capite e le applico senza neanche troppo rendermene conto. Mh… sarà, comunque di strada ancora ce n’è da fare, e questa storia che mi dimentico tutto mi scoccia e non riesco ben a capire cosa voglia dire, se sia un segnale della mia mente, un campanello d’allarme per dirmi “stai perdendo il tuo tempo, so tutte cazzate” o cosa…
Per dire, il nome della prima copy donna ma quante volte l’ho letto, scritto, evidenziato? Ecco, eppure non me lo ricordo. Ma perché?
Il problema è che forse quando ero studentessa ero quello, punto. A parte esser più giovane e bella, fare l’alba e alzarmi comunque alle 9 per studiare senza problemi, facevo quello.
Oggi si lavora, si fa un doppio se non triplo lavoro, ci sono i conti, le bollette, il cane, la casa da portare avanti, e forse non ce la si fa a prestare attenzione a tutto.
Ecco perché, forse, chi è bravo in quello che fa, lo fa praticamente da quando era in fasce. Perché da “giovani” si è più spugne, si è ricettivi al massimo agli stimoli, si immagazzina tutto e tutto si usa, riusa. Non so quante volte mi hanno salvato idee e reminiscenze classiche, studiate a scuola e che se studiassi oggi, probabilmente, dimenticherei dopo poche ore.
Ecco perché invidio un po’ i miei coetanei che da subito hanno saputo cosa volevano fare da grandi e sono andati dritti per la loro strada e sono arrivati dove volevano. Ma non perché ora abbiano posizioni migliori della mia o guadagnino il doppio se non il triplo (vabbè anche un po’ per quello) ma perché hanno saputo gestire le loro risorse meglio di me, hanno saputo far fruttare il loro potenziale al meglio e nei tempi giusti.
Non come me, che ho fatto mille giri e forse altri mille ancora ne farò, e sono un’arrangiona in tutto. Non come me che ho dato i miei 6 anni migliori ad un posto inutile, per il quale forse rimane l’unico rimpianto di non esser riuscita a farmelo andare, così da non dovermi ritrovare poi, a distanza di anni, a piangere sui miei errori di valutazione.

PS: Helen Resor è il nome della prima copywriter alla JWT. Ovviamente, son dovuta andare a rileggermelo.