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Two years after

E anche il traguardo dei due lo abbiamo tagliato. Quest’anno con meno festeggiamenti, data la situazione che non accenna a migliorare più di tanto, ma con te decisamente più presente ed entusiasta di spengere le tue candeline per la prima volta.

Sembra ieri, lo so è banale, ma per tante cose è così. Sembra ieri perché quel 21 settembre 2018 lo ricordo ancora benissimo ed è stato senz’altro uno dei giorni più belli della mia vita (ecco magari eccetto quelle due ore di dolore dalle 19 alle 21…). E poi tutto è cambiato ed ora mi sembra così strano ripensare alla nostra vita senza di te.

Sembra ieri che scrivevo accadaldata da un treno, invece è già trascorso un mese e questo settembre assurdo sta già paurosamente per finire, ed io non ho ancora fatto o iniziato molte delle cose che mi ero prefissata di fare.

Sembra ieri quando con molte difficoltà, paure e notti insonni (che aimè, ancora mi fanno compagnia), prendevo la decisione di staccare dalla mia vita lavorativa precedente e ributtarmi a capofitto nelle mie cose e nella mia vita con te. Ovviamente, come da copione, non sento quasi più molti dei miei vecchi colleghi né sono arrivati più lavori. A volte me ne dispiaccio, pensavo di aver lasciato un segno e che si sarebbe sentita la mia “mancanza”, ma nel lavoro va così, in fondo siamo tutti rimpiazzabili, bene o male. Nonostante le difficoltà e le incertezze, il contributo inps che man mano si assottiglia, sono sempre più convinta della decisione presa e che quella vita, non faceva più per me.

Sembra ieri in cui mi ero fatta mille progetti sui tanti progetti che mi avrebbero aspettata e in parte sì, è andata così. Ma poi è arrivata una pandemia e tutto è rimasto sospeso per un po’. Ora, che tutto il mondo ha deciso che occorre andare avanti, io come sempre annaspo.

Ma per fortuna non sono sola. E per fortuna, grazie a te, nonostante il mio ipercriticisimo e le mie severità, so che nonostante tutto non sto perdendo tempo. Perché il tempo che mi sottraggo, a parte le rare volte in cui cado in coma sul divano, lo stiamo passando insieme e facciamo un sacco di cose. La verità è che spesso, mi sento in colpa di dedicare troppo tempo a te… pensa un po’. Perché nella società di oggi, in cui bisogna esser sempre madri super performanti, che incastrano alla perfezione carriera e genitorialità, ho scelto che preferisco stare con te. Guardare un cartone, passare le ore al parco, i risvegli lenti, i giochi. A volte mi annoio certo, ma quanto sono serena con te – quando riesco a metter da parte il senso di colpa e la costante paragonite con i successi altrui – mai prima.

Hai, abbiamo avuto la sfortuna di capitare in un anno in cui ciò che sembrerebbe più normale, come andare a scuola e stare con altri bimbi, diventa una scomessa troppo pericolosa, che non ci sentiamo di giocare. Ma al contempo stare insieme, sembra quanto di meno pedagogico di sempre.

Ma io vedo la tua serenità, i tuoi sorrisi, i tuoi abbracci, i tuoi cambiamenti abissali per una bimba di questa età e penso che forse tutto sommato, male non stiamo andando.

In questa ennesima riorganizzazione, troverò il modo di ripartire anche io, in qualche modo lo sto facendo, ma se non riesco a vedere i miei successi, dovrei cercare di specchiarmi di più nei tuoi occhi e trovare lì tante risposte.

Ritroverò, prima o poi, la forza di ritornare a fare cose che ancora mi spaventano o rimando, di non cedere all’accidia e rimettermi un po’ in forma, di ascoltare il tuo sonno sereno e ritrovare il mio.

La verità è che questo mese lo vivo per la prima volta di passaggio, accetto la sfida della lentezza e dei tuoi tempi, per provare a ripartire con più slancio poi. Ma tu intanto, non smettere di crescere, così meravigliosamente libera e felice. Anche se tenerti in braccio è sempre più faticoso e forse tra poco non ci riuscirò più e invece mi sembra ieri che eri così piccola e sempre attaccata a me da non farmi respirare. Cresci, ma tienimi ancora un po’ stretta a te. Auguri amore mio.

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Una lunga estate crudele

In omaggio ad una delle simpatiche serie che amo leggere soprattutto in questa stagione, questa estate sembra non finire mai e ogni giorno, ogni grado che si innalza nel termometro, è un macigno di portare avanti manco fossi una Sisifo dei giorni nostri.
Forse ho rimosso i mesi della gravidanza, e non credo, ma quest’anno il caldo è davvero opprimente e rende tutto ancora più faticoso. Sarà tutto il nuovo anno in tre sulle spalle, ma quest’anno le vacanze, posticipate di una settimana, sembrano non arrivare mai. Ancora 12 lunghissimi giorni di corse ad ostacoli tra un ultimo brief e l’altro, ad anticipare l’anticipabile, una folle corsa a chi può lavarsene prima le mani.

La piccola Vittoria non è ancora mai andata al male e ovviamente, come tutte le madri da manuale, mi sento in colpa. Non tanto perché, aimè, a luglio oramai si lavora sempre e qui fa sempre più caldo ed è troppo piccola ancora per lasciarla un mese intero sola al mare con i nonni, ma perché forse nel fine settimana dovrei fare uno sforzo in più ma il caldo, di cui sopra, il traffico, il problema di dividere case piccole con mille parenti, ci hanno piazzato in pianta stabile a Roma. E quando potevamo partire, come da manuale, è stata male lei.

Sarà l’ennesima estate in cui fallirò la prova costume, più che mai e nonostante una folle ultima corsa alla perdita di qualche chilo nutrendomi di orride barrette pesoforma a pranzo, per poi comunque sfondarmi di aperitivi la sera. Perché in questa crudeltà quest’anno ci concediamo più piccole uscite preserali, principalmente nel quartiere, per evitare di accendere fornelli e per la poca pochissima voglia di cucinare.

È l’estate in cui sono più cadaverica dell’inverno, perché sono riuscita ad andare in piscina sì e no due volte e infatti la tentazione di ricorrere alle lampade, anche per non ustionarmi in quei soliti 4-5 giorni di mare che farò, è tanta.

È l’estate in cui ricomincerò a fumare… perché sono ansiosa, stanca, annoiata, nervosa, preoccupata e tentata e ho talmente tante cose da dover fare bene che quando è così una cazzata la devo fare sempre. Vedremo.

È l’estate senza serie tv e maratone, perché sono talmente stanca la sera che appena Vic si addormenta, quasi seguo a ruota ma è anche l’estate in cui ho ripreso a sentire un sacco di musica.

È l’estate in cui compirò 40 anni, aimè anche qui, e si sapeva e tanto non cambia niente perché oramai mi sento vecchia dentro ed è tutto in declino. Sic.

È l’estate in cui riabbraccerò l’est e riprenderò in mano una macchinetta fotografica.

È l’estate che anticipa un grande cambiamento, drastico, spaventoso ma bellissimo e che forse tutto sommato non vedo l’ora che finisca proprio per ricominciare (da dove avevo lasciato, in fondo…).

Ma soprattutto è la prima estate con mia figlia, ed è davvero crudele che, al 24 luglio, ancora non sia riuscita a godermela fino in fondo, in vacanza e senza pensieri, solo con lei.

Just a little patience

Pazienza. Sii paziente Anais è il mantra che sto cercando di ripetermi da circa 9 mesi (ma forse anche 10/11 se contiamo gli ultimi mesi di gravidanza con 40 gradi a Roma), praticamente ogni giorno, ogni ora, ogni momento, purtroppo non sempre con i risultati sperati.

Sii paziente Anais. Me lo ripeto ogni volta che salgo sulla bilancia e quei chili in più restano sempre appesi. Nonostante cerchi di farci attenzione, nonostante non sia sta gran forchetta, nonostante non mi fermi mai e ho l’impressione che dovrei starne 5 sotto, di chili, quelli sono lì. Sii paziente mi dico, nonostante amiche che hanno partorito anche dopo siano già belle longilinee e anche più magre di prima.

Sii paziente Anais che se ti impegni riesci, mi ripeto ogni volta che invece penso di mollare e allora mangio e bevo come non ci fosse un domani. Sii paziente e fregatene allora, perché arriverà il momento che sentirai da sola quello che sarà meglio per te.

Sii paziente, ogni volta che provo a indossare qualche abito o pantalone nell’armadio, anche quelli che un tempo non potevo più mettere perché fin troppo larghi e invece devo ripiegare su quelle poche 4 cose in croce che mi vanno, tra cui 3 dell’era premaman.

Sii paziente Anais, ogni volta che vedi amiche e conoscenti già belle abbronzate e dai fisici torniti dalla palestra, palestra che tu stai pagano (x te e per tuo marito…) da 3 mesi avendoci messo piede 3 volte.

Sii paziente Anais quando ti fanno inviti improponibili che devi declinare cerando di essere gentile e non far notare “ma come ti viene in mente”.

Sii paziente Anais quando arrivi a fine settimana e vorresti sprofondare 24 ore nel letto ma i venerdì stanno tornando ad essere più affollati di prima e non cela fai ma devi farcela. Sii paziente, prima o poi ti abituerai a lavorare il triplo, datti tempo.

Sii paziente quando devi sentire mille galli e cornacchie che cantano e vorresti solo silenzio. Sii paziente prima di alzare la voce, prima di sbattere porte e telefoni.

Sii paziente quando ti fai dei programmi che praticamente ogni giorno vengono ribaltati. Quando conti di poter uscire ad un’ora ma tutte le riunioni del mondo sono sempre convocate a quell’ora, soprattutto quando hai dormito solo 4 ore o sei sveglia dalle 4 del mattino.

Sii paziente quando non sai né vuoi rinunciare a  nulla, prima o poi capirai quale zavorra buttare fuori dalla barca.

Sii paziente Anais, quando sei stanchissima, hai la testa che scoppia, il sonno che ti chiude gli occhi ma tua figlia ha deciso che quella sera non le va di dormire.  Sii paziente sempre, perché lo sai, hai imparato che se non sei paziente poi è peggio e i 5 minuti per riaddormentarsi diventeranno 10, 20, 2 ore.

Sii paziente quando il tuo corpo ancora non lo riconosci, quando a 9 mesi di distanza le ferite si riaprono, i seni sono ancora pieni, tutto fa ancora troppo male e niente dà l’idea che si possa tornare a un seppur minimo equilibrio ormonale. Sii paziente Anais, ci vuole almeno un anno dai, ma un anno è tra due mesi, e vabbè.

Sii paziente anziché incazzarti quanto ti senti di essere trattata in maniera diversa da quando sei mamma oppure ti trattano allo stesso modo e non si rendono conto che però sei mamma. Insomma non sai neanche te come vuoi che ti trattino, sii paziente, lo capirai. O forse lo capiranno.

Sii paziente perché il mondo continua a girare anche se ti senti impalata o la tua testa e i tuoi pensieri ora girano solo intorno ad una persona o un argomento. Sii paziente, prima o poi tornerai a parlare anche di tante altre cazzate.

Sii paziente Anais, perché se di tutto quello che hai fatto sino ad ora non ti frega più nulla, ti senti continuamente fuori posto, disinteressata e poco interessante. Vedrai che è un momento, ti abituerai a questo tuo stato di trasparenza a cui probabilmente sono oramai abituate tutte le mamme del mondo.

Sii paziente Anais che prima o poi tutto tornerà a posto oppure tu riuscirai a trovare il tuo posto in tutto questo nuovo disordine ordinato.

Sii paziente Anais ma soprattutto sii paziente con Vittoria, che è l’unica per cui ne vale la pena.

E poi succede che

Se ora se vedo una delle tante pubblicità per fare beneficienza ai bambini malati devo cambiare perché non li posso vedere e mi viene un groppo al cuore.

Per quanto mi sono lamentata dell’ultimo mese di gravidanza ora questo periodo mi manca tantissimo. Contare i giorni tra ogni visita per poterla rivedere, chiedersi come potrebbe essere, fare progetti, sogni. E ora anche io se vedo una donna incinta mi commuovo e mi sale la nostalgia. Perché nonostante sia una prova fisica che ti cambierà per sempre e le cui conseguenze continuerai ad avvertire per mesi, è un’esperienza unica. E la consapevolezza che, quasi certamente, non mi capiterà più, mi dispiace molto. Per questo mi tengo stretta i miei ricordi e cerco di non perdermeli.

Ho ancora così vivido in me il ricordo del parto – tosto tostissimo ma a posteriori e leggendo tante brutte storie, sicuramente un buon parto – e di quando finalmente ho visto Bubi per la prima volta ed era bellissima.

Mi ricordo quando me l’hanno riportata la prima volta e per la prima volta siamo state da sole e di come subito abbia imparato a riconoscerne il pianto.

Sono stati e sono mesi tostissimi. Non avrei mai creduto, io che tutto sommato riesco sempre a far tutto, di ritrovarmi così inadatta e sopraffatta dalle esigenze – normali e naturali – di questa bambina, che quasi ogni giorno mi sembrano insormontabili.

Sto cercando di lavorare tanto su me stessa, sui miei spigoli, i miei limiti e le mie ossessioni. Vorrei cancellare tante notti, tante lacrime e nervosismi e paure ma non si può e posso solo cercare di fare meglio d’ora in poi anche se ora verrà la parte più difficile.

Iniziare a separarsi poco a poco da te anche se, al momento, mi sembra una cosa così impossibile per entrambe.

Sta finendo un momento magico e protetto e che non tornerà più e per questo mi pento, per le mie debolezze, di averlo in parte sprecato.