Archivio tag | estate 2016

Meno uno

Mi sa che mi ubriaco. No, meglio di no, oramai chi le regge più le sbronze. Ma già sono sulla buona strada. Mi godo una Passerina bella fresca sul mio terrazzo stranamente ventilato, leggo un buon libro, fumo e chatto con il mio collega che domani riapre l’ufficio. Inutile girarci intorno, tornare a lavoro dopo le ferie quando la gente è ancora in ferie è uno schifo. E inutile dire che tu ci sei andato prima, ad agosto non bisognerebbe lavorare punto e basta e dovremmo andare in ferie tutti nello stesso momento, così nessuno rosica. Ah se avessi tutta la prossima settimana quante cose potrei fare… e invece niente, si deve tornare al chiodo. 

Che poi l’estate a me si sa, annoia. Vedo la gente nera, abbronzata, denudata, rilassata e mi manca il pallore invernale. Non è tanto tornare al lavoro, quanto il pensiero di almeno altri 365 giorni prima della prossima vacanza che possa considerarsi tale, e che almeno ti dia la blanda idea di poter davvero staccare dalla monotonia della tua vita. I soliti posti, i soliti orari, le solite cose. La mia vita è una continua lotta tra la metà subordinata all’ordinarietà – famiglia, casa, posto fisso, pensione, vecchiaia – e una metà vagabonda – lavori saltuari, viaggi, viaggi, mondo e viaggi. Difficile trovare un accordo, se non in queste due settimane l’anno. Mi sembrano le ore del condannato a morte e neanche faccio un lavoro così tanto di merda. Ma è la routine ragazzi, è la routine che mi uccide. Tanto l’ho cercata perché dannatamente rassicurante, e tanto la detesto e la soffro. Mi interrogo sulle prossime sfide dei mesi che verranno: quali mailing e volantini per offerte del ca$$o dovrò scrivere? Quali gare mi appanicheranno e mi renderanno nuovamente insicura e sull’orlo del licenziamento? E i corsi si riempiranno? Quante volte penserò di nuovo che avrei potuto fare altre scelte, crederci di più, comprare meno vestiti e accettare l’insicurezza? Perché alla fine forse i momenti di shopping compulsivo sono anche questo, la contromedaglia e la vendetta.

Mi sa che devo ricomprarmi i fiori australiani pure quest’anno. E… Ha da passà a nottata…

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Meno tre

E ci risiamo… lunedì si ricomincia. Sono volate queste ferie? Certo, come sempre, ma sono state buone ferie, con i tempi giusti. Mi godo quindi questi ultimi giorni di semi pace romana, approfittando per fare qualche commissione: Ikea, dopo una vita (piena come sempre) per cambiare finalmente la copertura del divano, ho travasato una pianta che dovevo travasare almeno anni fa, ho provato a farne rivivere una e ne ho comprata una nuova. un po’ di pulizie, ma non come dovrei, dovrei fare più ordine e approfittarne per buttare qualcosa che la casa di nuovo straborda… forse lo farò domani. Ultimi attimi di sole, ultimo libro estivo. Qualche spesuccia e si ricomincia pian piano anche con gli allenamenti. Un chiletto l’abbiamo preso, niente di tragico. Centelliniamo le calorie fino al mio compleanno, che quest’anno per la prima volta trascorrerò al lavoro e quindi avrò bisogno di qualche vizio in più.

Cerco di godermi al massimo quest’ultima lentezza. Anche voi, non tornate, o tornate a poco a poco che qui non ci mancate affatto. 

Ozio (ma non troppo)

A volte, nel mio modo sempre abbastanza forsennato di vivere e organizzare i miei viaggi, dimentico il significato vero di vacanza: non fare una benemerita mazza.

Oggi, mentre mi rosolavo (con scarsi risultati) sul lettino, sonnecchiando e ascoltando musica, per pochi minuti mi sono immersa in questo piacevole clima di ozio totale. Rilassata, rilasciata, sguardo al mare, mi godevo lo spettacolo dell’Italia Ferragostana. Decine e decine di persone immerse nell’acqua, stranamente pulita e quasi cristallina. Palloni, racchettoni, ciambelle. Costumi variopinti di ogni forgia, odore di creme solari misto alla salsedine. Siamo tutti qui, a cercare di vivere al meglio, al massimo o al mimimo, queste agognate vacanze. Guardo la gente nera, unta sui lettini, chiacchierare, sonnecchiare, leggere e mi chiedo chi siano nella loro vita. Quanti siano dirigenti, magari in papabili Aziende, quanti pensionati, quanti ricchi e fannulloni. Come siano le loro vite, le loro case. La fauna marina del posto, come la quasi totalità dei posti italiani poco blasonati, è abbastanza varia e tendente al mediocre. Tanti bambini, ragazzette smunte perennemente in pantaloncini e lontane dal sole (non le ho mai capite neanche quando avevo la loro età) ma anche tante signore e signori un po’ dimessi. Vestitacci, capellacci, voglia di fregarsene, almeno per qualche giorno, pensando solo a magnate di pesce e pizza. Di signore bene qua se ne vedono sempre meno, bisogna spostarsi più verso la Maremma, lì sì che è un circo.

Devo dire che la massa ferragostana un po’ mi ha colta alla sprovvista, abituata alla pace e alla calma di questo paese. Non è superbia, ci mancherebbe, ma mi sento così lontana e diversa da questa massa. Un po’ me ne dispiace, un po’ lo preferisco. Spero solo che ferragosto passi presto, ché è una delle giornate più inutili e sopravvalutate dell’estate.

Mi concedo ancora qualche giorno di serenità per ricaricarmi, ché di queste giornate scariche me ne capitano davvero poche ed è bello ogni tanto concedersi il lusso del nulla e della lentezza, qui dal mio posto preferito di sempre (aimè guastato dalle urla di soliti bimbi scassa minchia e di conseguenza del mio cane più insofferente di me).

The night before

E alla fine siamo arrivati al fatidico giorno prima della partenza, prima delle agognate ferie, soprattutto. A volte penso alla mediocrità di tutto ciò… affannarsi per un anno intero e sentirsi felici solo per quelle due-tre settimane all’anno senza le quali oramai non potremmo più stare. Sto ovviamente estremizzando, certo è che le ferie restano un dogma sacrosanto dei lavoratori, sempre più eroso anno dopo anno dai nuovi mercati e dalle nuove professioni, che spingono sempre più vecchie aziende ad organizzarsi per garantire una copertura 365/365. Eh sì, le belle e vecchie ferie che, male che ti andava ti facevi 1 mese, sono un lontano e vago ricordo, ma per chi è cresciuta con genitori statali, che saltavano da giugno a luglio ad agosto, rimanere accozzata ad almeno 3 settimane è qualcosa di sacrosanto e imprescindibile!

Ovviamente mai a cuor leggero. Come sempre, i giorni prima delle ferie sembra che debba cascare il mondo o che i tuoi clienti si apprestino a spirare da lì a minuti. Incastri e accelerazioni per non lasciar nulla di inconpiuto e per non rimandare tutto il (tranquillamente) rimandabile. Per cui partirò con alcune cose in sospeso e con il fatto che la mia vera vacanza sarà proprio la prossima settimana, spero tanto di non vedermela rovinata. Non sono una dirigente milionaria né mando avanti economie mondiali, per cui esser disturbata in ferie come a volte capita ad alcuni colleghi, è una cosa che proprio non concepisco.

Quindi, stasera tutta una tirata tra valigie e ultime cose e spero tanto di riuscire ad entrare al più presto nel mood vacanziero. Preferisco infatti partire più tardi proprio per non dover fare tutto all’ultimo minuto e iniziare a rilassarmi proprio quando è ora di ripartire. Comunque quest’anno è andata così e va bene, l’importante è lasciarsi tutto alle spalle almeno per qualche giorno ché di pensieri ultimamente qui se ne hanno assai.

Buone vacanze cari, ci rileggiamo presto!

Intermezzo

Piccola pausa prima di un luglio che si preannuncia caldo e lunghissimo.

È arrivata in pieno l’estate. L’afa, il primo sole, con annessi eritemi, i libri sotto il sole, le creme, i capelli lasciati allo stato brado, aria condizionata, ventilatori, cicaleggi, birre ghiacciate, weekend al sapor di vacanza che vorresti non finissero mai. Credo sarà una lunga estate, ma adesso sono pronta. 

Diario danese

Di rientro da questa splendida mini vacanza nella capitale danese, con piccola puntatina in Svezia nella bellissima cittadina di Malmo.
Come sempre, sono in quei giorni traumatici post-rientro in cui tornare alla normalità, alla vita di tutti i giorni, al lavoro, ai cassonetti strabordanti, alle cartacce, al traffico e alla sporcizia romana, mi incupisce assai. Specie dopo essermi immersa in cotanta bellezza. Copenhagen non mi ha affatto delusa anzi, ha superato di gran lunga le mie aspettative. Pensavo di trovare una cittadina piccola, molto turistica e poco accogliente, invece si è rivelata tutt’altro. È vero che è un gioiellino, curato e coloratissimo, con i suoi palazzi variopinti a schiera, le piazzette brulicanti e i bar alla moda, ma anche i suoi piccoli difetti che la rendono quindi più umana e meravigliosa.
Siamo state davvero fortunate perché abbiamo trovato davvero un tempo insperabile per la zona, 5 giorni di sole pieno e caldo al limite dell’insolazione, tutto pensavo tranne di tornare abbronzata dalla Scandinavia.
Non credevo inoltre di incontrare una città così vivace e piena di ragazzi. È vero che abbiamo beccato il weekend del secolo, visto che c’erano tantissimi eventi tra cui il Festival dell’anno della nightlife danese, il Distortion, che nella fattispecie si è manifestato in un’invasione di giovani di ogni età riversarsi sulle vie verso varie feste e concerti sparsi in ogni quartiere e a tutte le ore.
Nonostante sia poi una città, aimè, davvero cara come si dice (con meno di 30 euro a testa in un ristorante, anche il più scrauso, non mangi), c’erano tanti turisti, ma non troppi come ad esempio a Londra o a Barcellona, che però si mischiano con le persone del luogo che sono solite frequentare anche i luoghi da guide, ad esempio il bellissimo porto nuovo, il Nyhavn.
Ma il loro passatempo preferito è abbarbicarsi lungo il mare, che si tratti di una banchina in cemento, in legno o una striscia di erba, e crogiolarsi al sole scolando birrette. Mica male, no?
Pause pranzo rigorosamente al sole, e nel fine settimana largo alle gite in barchetta e ai bagnetti, nonostante l’acqua a me sia sembrata tutt’altro che invitante. E penso sia una necessità imposta dopo mesi e mesi di buio e freddo, specie quando ti arriva un’estate così, con un sole alto e caldo fino alle 22 passate.
Mi è sembrato tutto un inno alla vita lenta, alla semplicità, e con le loro casette di legno e vetri, il giardinetto e l’attracco a mare, li ho davvero ma davvero invidiati. Come invidio tutti gli abitanti di città alla mano, vivibili, in cui per spostarti hai mille alternative anche se non sei in pieno centro.

Lo so di avere la fortuna di vivere in una grande e importante e a onor del vero bellissima città, ma sta diventando tutto così lercio e difficile e nauseante che la magnificenza e la storia inizia a non bastarmi più. I tipici quartieri romani, tutto cemento, tag sui muri, cassonetti stracolmi, macchine ovunque, erbacce mi fanno mancare l’aria. E quindi questi break mi ridanno ossigeno.
Davvero l’unica nota negativa è il caro vita. Proprio nelle cose di tutti i giorni: ostelli ed alberghi dove alloggiare, l’acqua, una cena, un aperitivo, persino una birra che lì la producono anche. Insomma a me personalmente che non mi piace molto spendere tanto per il magiare, e che non navigo nell’oro, spendere minimo 20 euro ogni volta che mi siedo e voglio regalarmi un break un po’ pesa. Poi sicuramente esistono luoghi più economici: paninerie, caffetterie, fastfood, però decisamente l’atmosfera è diversa. Per quanto riguarda gli acquisti invece capisco perché HM vada alla grande lì e tutte, anche le più strafighe e modelle, fondamentalmente si vestano lì. Visto il loro tenore di vita è come acquistare da una bancarella perché i prezzi sono comunque bassissimi. Quindi per lo shopping tutto sommato si possono fare buoni affari (tipo rifornirsi di shorts e canottiere visto che avevo una valigia manco partissi per l’Islanda a dicembre).
Sicuramente è una città dove vorrò tornare e andrò sicuramente più preparata e oculata.

Ecco una piccola classifica di cosa mi è piaciuto di più:

  1. Il mare e i canali. Se andate a Copenhagen non potete non fare un giro sui tanti battelli e spiare dal basso la vita lungo danese lungo lo scorrere dell’acqua. Vista bellissima di tutta la città, un’oretta buona per riposare le gambe e abbronzarsi un po’ e vedere la Sirenetta. Noi abbiamo addirittura bissato! Consigliatissimo e con la guida in italiano è tutta un’altra cosa!
  2. Il Nyhavn. È davvero uno struscio piacevole e una pace per gli occhi con tutti quei colori, le barche, la musica, la gente e i tantissimi locali dove trovare di tutto. Con una strizzata alla casetta di Andersen!
  3. I vicoletti adiacenti a Storget, la via principale. Perdetevi piacevolmente tra le stradine laterali e rimarrete sorpresi da piazzette, chiesette, parchi, monumenti dai mattoni rossi che spuntano in ogni dove.
  4. Christiania vale sicuramente una visita per la sua particolarità. Pusher street è senz’altro un posto singolare ma singolare sono gli abitanti, i bambini che giocano sereni con i loro banchetti, i mercatini e le botteghe di artigiani. L’importante è che non corriate né facciate foto dove espressamente non richieste.
  5. I giardini di Tivoli sono nient’altro che un parco giochi luna park, eppure l’atmosfera che si respira, così occhieggiante alla Belle Epoque, è davvero unica. Tutte quelle luci, i giochini, i ristorantini fanno da cornice ad una piacevole serata per tornare bambini.
  6. La vita culturale. I musei a Copenhagen sono tantissimi e per tutti i gusti. Io non ho avuto modo di visitarne nessuno, a parte una scappata al Festival di fotografia (una delle tante cose trovate in questo weekend) ma la scelta è davvero ampia.
  7. Le stazioni. Sono tutte molto curate e non si ha mai la sensazione di pericolo che spesso si prova ad aggirarsi anche a tarda sera. Spazi ampi, pulizia (salvo alcuni angolini urinatoi) e soprattutto, treni in orario e a qualsiasi ora!
  8. Liquirizie, pane e dolcetti alla cannella. Le mie droghe! I paesi nordici da questo punto di vista per me sono croce e delizia vista la vasta offerta in termini di dolci, caramelle e chi più ne ha più ne metta. Una goduria, soprattutto per chi come me non ama particolarmente le gioie della cucina marina.
  9. Il ponte Oresund. Incredibile come in poco più di mezzora si possa raggiungere un’altra nazione. Un viaggio davvero piacevole da fare assolutamente in bus per godere della splendida vista sullo stretto.
  10. Due parole anche su Malmo, cittadina davvero piccina ma che vale davvero una visita, specie se avete previsto un weekend lungo a Cop. Anche qui giro in barca d’obbligo, visto che non avrete molto tempo per girarla in lungo e in largo. Se poi beccate una guida pazza come la nostra allora il divertimento è assicurato. Passerete sotto ponti bassissimi, lungo la zona portuale dai reperti di archeologia industriale,lungo l’università e i palazzi ecodinamici e vi immergerete di verde perché c’è un parco enorme in cui correre, passeggiare e visitare i propri cari visto che una parte ospita anche il vecchio cimitero. Pranzetto su Lillatorg, la piazzetta più carina. Ma anche qui occhio: salasso assicurato!