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Sì, viaggiare. Sì, amarsi.

“Pico Iyer, grande giornalista e scrittore di viaggi, racconta che “viaggiare è un po’ come essere innamorati, perché improvvisamente su tutti i sensi c’è scritto ‘acceso’.  […] Oggi, da dove vieni è meno importante di dove vai. Ma è solo fermando il movimento che puoi capire dove andare. Ed è solo facendo un passo indietro, dalla tua vita e dal tuo mondo, che puoi vedere quello a cui tieni di più, e quindi trovare casa. Il movimento è un privilegio fantastico. Ci consente di fare cose che i nostri nonni non potevano neanche sognare di fare. Ma il movimento ha senso solo se c’è una casa a cui tornare. E la casa, in fin dei conti, non è solo il posto in cui dormi. È il posto in cui stai”.

Ho trovato l’ultimo editoriale di Giovanni De Mauro davvero bello, quasi poetico. Soprattutto perché racchiude molti dei miei pensieri sul tema del viaggio. Adoro viaggiare quanto amo il momento di tornare a casa. Non prima, quando sei ancora in viaggio o a rifare valigie di vestiti ciancicati e biancheria arrotolata in buste da duty free shop e ti prende la nostalgia del rientro. Solo al momento in cui varco di nuovo la soglia della mia casa, con le mie cose, gli odori e i sapori dei miei sogni e della quotidianità della mia vita e della mia famiglia, capisco che anche tornare ha il suo fascino e il suo valore.  La mia vita si accresce di un altro tassello, di altri posti, luoghi, emozioni vissuti altrove che fanno apprezzare, odiare, ridiscutere, ciò che si ha e si è. Viaggiare è mettersi in discussione. E chi rimane sempre fermo, si perde la bellezza di conoscersi, amarsi e anche odiarsi, la linfa, il senso di tutto.

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