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Salvation is (not) free

Ultimo (credo) viaggio in treno di questa estate particolarmente vacanziera che sembra non finire mai.

Siamo agli ultimi strascichi, vicini vicinissimi al solito giro di boa di quella piaga che è il compimento degli anni e l’avanzare della vecchiaia, che ogni anno ci allontana sempre un po’ dai progetti insoluti, dalle cose non fatte, dal vorrei potrei ma poi non accade mai. E dopo una lunga “pausa” dalle angosce pandemiche, ecco riavvicinarsi lo spettro di un nuovo lockdown. Ed io, che in tutti questi mesi mi sono ancorata ad un insolito ottimismo, inizio a vacillare.

Era abbastanza prevedibile che l’estate, i viaggi, lo spostarsi, i dati apparentemente incoraggianti, la coglionaggine e il menefreghismo italiani, sortissero una recrudescenza. E forse forse, scemando l’estate, siamo ancora in tempo ad arginare il salvabile. Tuttavia, l’autunno si avvicina e niente fa presagire che tutto possa andare bene e tornare alla normalità. Ancora, purtroppo no.

Quindi, dopo un’estate piacevole, ma via via sempre più faticosa visto l’avanzare galoppante dei terrible twos della mia gnappa, inizio sempre più a capire che, purtroppo, la scuola a settembre sarà solo un miraggio.

Perché anche ammesso che riparta, e boh possa durare, purtroppo temo sia il momento di prender atto dello stato di forza maggiore – la salute first of all – e accettare quella vocina petulante da mammina dal perenne senso di colpa che no, forse stavolta davvero – ancora – non è il caso. E vedere quanto la mia bimba ami e cerchi i suoi coetanei, mi spezza il cuore.

I dubbi e i pensieri si affestallano di continuo nelle notti più calde… che fare? Provare? Vaccinare? Aspettare e nel frattempo comunque pagare la salata retta del nido in attesa di un miglioramento? (Tipo il mio abbonamento in palestra che rimane lì, pagato a vuoto…) con l’angoscia poi che con la mia condizione lavorativa, c’è la stragrande possibilità che non venga poi neanche ammessa alla scuola d’infanzia pubblica.

Senza contare che se continua così l’associazione potrebbe di nuovo non riaprire, e io non avere di nuovo nessun’altra valvola di sfogo lavorativo che non sia l’online. Non posso pensare ad un lungo autunno/inverno h24 con mia figlia, sempre, con quella routine svizzera da incubo – colazione, passeggiata, pranzo, ninna, merenda, parco, bagno, cena, ninna – e in più con lei in questa fase di capriccio continuo.

Non posso pensare di dover tenere in stand-by – ancora – tutti i miei progetti e la voglia di rimettermi in gioco perché il tempo scorre sempre più.

Ma, purtroppo, siamo capitati in questo girone dantesco imprevedibile, che opporsi all’ovvio oramai assume un sapore sempre più ridicolo.

Per cui, forse quest’anno per la prima volta vorrei che questa estate, e l’illusione di farcela, non finisca mai. Che non arrivino le pioggie, la stagione del chiuso, i maglioni e i cappotti. Che non arrivino settembre, le decisioni, la certezza che non potrai – ancora per un po’- riavere te stessa e il tuo tempo.

Respirerò a pieni polmoni questi ultimi 4 giorni di stacco e – forse – di notti senza sonniferi, per fare scorta di bellezza, energia, positività, forza, coraggio da tirare fuori al momento del bisogno.

Sì, 4 giorni per la salvezza. Me li merito.

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Quarantena week #6

Inizia un’altra lunga settimana di quarantena. Si inizia a vedere una flebile luce in fondo al tunnel, i dati finalmente sono un po’ in calo in alcune zone d’Italia anche se sono ancora purtroppo molto alti. Quindi a casa altre 3 settimane, settimane che toccano diverse festività che sicuramente molti di noi avremmo trascorso in altro modo. Ad esempio noi saremmo stati proprio oggi di ritorno dalla settimana santa in Puglia, quindi questo Covid ci ha fatto saltare già 2 lavoretti e sicuramente anche il terzo che avevamo programmato per giugno. Nell’anno in cui avevo più progetti in ballo, questa grande voglia di riprendere in mano la mia vita fotografica, il grande stop.

Ma non tutto il male viene per nuocere e ieri è stata una bellissima Pasqua tra noi, con una piccola Vittoria felicissima di scartare le sue prime uova ed entusiasta delle sue sorpresine. Certo noi tutto sommato siamo persone abbastanza casalinghe, certi ritmi sono cambiati di poco rispetto a tante altre persone e vite più movimentate delle nostre. Ma il pensiero che tutto ciò continuerà ancora per molto e che probabilmente la bimba non potrà tornare a scuola neanche a settembre, perdendo tutti i progressi raggiunti e queste importanti occasioni di crescita, è davvero frustrante e allarmante allo stesso tempo. Certo, sono quasi due mesi che non ha neanche un raffreddore, ma quindi bisognerà ricominciare anche dalle difese immunitarie.

L’associazione invece non si è fermata, le dirette, dopo tutte le difficoltà iniziali, continuano ma soprattutto da domani inizieranno i primi corsi online, cosa che ci permetterà almeno di coprire quasi tutte le spese di questo periodaccio.

Non so quando tutto finirà, so solo che sarà durissima ricominciare, nonostante le tante volte in cui mi è capitato di dover ricominciare, stavolta mi sento completamente sperduta.

Andrà tutto bene

Che dire, questa emergenza anzi, pandemia, ci è crollata addosso di punto in bianco stravolgendo le vite di tutti. Nel post precedente, quando a malincuore scrivevo di aver rinunciato al viaggio, sebbene già conscia che si trattasse della scelta migliore in un momento grave, pensavo che ancora si stesse esagerando. E mai avrei pensato che si arrivasse a questo punto che, come forse altri di voi, ancora non riesco a spiegarmi. Perché è iniziato qui (ora pare si stiano svegliando anche altre nazioni) ? Perché in modo subito così esagerato?

Forse non lo capiremo mai e possiamo, oltre che restare a casa, solo aspettare e sperare che passi presto, ma penso non così presto come vorremmo.

Uffici, negozi chiusi, chi lavora da smart working, chi invece costretto a ferie forzate. Molti preoccupati. E io lo sono molto. L’associazione si è dovuta necessariamente chiudere, sessione corsi per ora slittata e chissà… ma purtroppo, come molti dei lavoratori creativi e indipendenti, non ci possiamo fermare. Quindi, queste giornate che forse alcuni stanno vivendo come tempo ritrovato, per me stanno diventando più piene e nervose che mai.

Studio, ricerca e immaginazione di cose da fare ora, in modi mai contemplati prima, perché non possiamo permetterci di fermarci o essere dimenticati quando, prima o poi, si tornerà alla normalità. Ma il tutto non senza il pensiero a genitori e parenti più fragili, che soffrono questa lontananza ben peggio di noi.

Vediamo questo momento come investimento, forse come l’apertura di nuove opportunità, ma al momento è tutto un caos, tutto un chattare continuo sul da farsi, con la voglia di fare bene e il timore di non fare passi falsi.

Per l’ansiosa e pessimista che sono, questo momento ora non è davvero felice ma devo cercare di essere positiva. Perché il tutto è anche da gestire con una piccola in casa, per giunta anche un po’ malaticcia, che non è assolutamente autonoma e che non posso mollare sola davanti a una TV che, tra l’altro, il più delle volte è fissa su sky tg24.

Quindi, per ora, ben poco di tempo per me e per noi, per fare tutte quelle cose che uno spesso rimanda perché per il momento ci sono ancora altre priorità. L’unico fugace svago sono quei 10 minuti con il cane e la spesa quando serve. E ringrazio la fortuna di avere tanti piccoli negozietti di generi vari a due passi, e di non dovermi quindi mettere a fare file chilometriche davanti ai super.

Sospesa la palestra, che finalmente ero riuscira a ricominciare con un buon ritmo, semi sospesa la dieta (ma non troppo) i cui risultati del resto un po’ languono, perché qualche coccola ora ci vuole. Sospeso lo smetter di fumare (salvo fine degli assortimenti) perché non ce la faccio proprio ora.

Continuiamo a pensare positivo, cerchiamo di veder solo opportunità e bicchieri mezzi pieni. Ma cela faremo e arriverà quel momento in cui tutto ciò sarà solo un racconto da fare a figli cresciuti e nipoti.

Ma sì, #andràtuttobene

Mammavirus

Figlia mia, un giorno ti racconteremo di quando i tuoi genitori, in tempi non sospetti, prenotarono un viaggio – il solito a dire il vero – con l’obiettivo di provare a piazzare e concludere, finalmente, un lungo e bel progetto della tua mamma, ma si videro costretti a rinunciare. Non per imprevisti, per qualche nostra malattia, ma perché è esplosa un’epidemia mondiale e si è diffuso il panico. Noi siamo persone sagge e non ipocondriache, forse i tuoi nonni un po’ ipocondriaci lo sono, ma la seppur remotissima eventualità di non poterti vedere per tanti giorni, ci ha spinti a rinunciare.

E no, non l’abbiamo presa male questa scelta e no, non te la faremo pesare con qualche piccola tortura psicologica o che so, trattenendo i soldi de volo perso dalle tue paghette o vietandoti di partire a tua volta con qualche amichetta più avanti, tranquilla…

E ti racconteremo anche, qualora non l’avessi già scoperto da sola, di un paese un po’ bislacco in cui 200 morti diventano una ecatombe e di quanti più danni possano fare ignoranza, isteria, disinformazione, le brutte intenzioni, la maleducazione…

Ps: sì l’ho presa benissimo, non sto rosicando per niente… ma sono una mamma e tu sei più importante di tutto, anche di chi pensa che forse stiamo esagerando.