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Lost in febbraio #2

Che poi neanche a dire che sia stato brutto, questo febbraio. Abbiamo organizzato tante cose al locale e sono andate bene, ho progettato ben 3 viaggi per i prossimi mesi: tornerò in due città che adoro, Lisbona e Berlino, e da cui manco da fin troppo tempo, e finalmente vedrò Copenaghen. Sono andata al cinema, a dei concerti, ho mangiato fin troppo, ho nuotato, non ho fatto troppo tardi a lavoro. Ecco, il lavoro. Quando ti pensi di andare bene, di aver capito un po’ come girano le cose, ti si chiede sempre di più. E a volte mi chiedo quanto ne valga la pena, mangiarsi il fegato per questo mio maledetto modo di prender tutto di petto e sul personale, per qualcosa tutto sommato avulso da te. Per quale motivo non mi sia accontentata di un impiego mediocre al posto di un lavoro stressante e comunque mal pagato. Perché se mi piace così tanto girovagare per il mondo, non mi sia impegnata per vivere di questo. Perché non ci hai creduto di più alle tue capacità da fotografa, visto che per un piccolo evento continuano ad arrivarti ringraziamenti e complimenti.

Perché ti senti una ribelle, intrappolata in un corpo da impiegata. O viceversa. 

Lost in febbraio

Siamo al giro di boa, o poco più, del mese più corto dell’anno ma che a me sembra non finire mai.
Tante, troppe cose in ballo questo mese e inizio ad accusare un po’ di stanchezza ma tocca tener duro.
La primavera inizia a fare capolino, sebbene ci sia chi vada affermando che l’inverno quest’anno non sia mai arrivato. Per me è stato invece un bell’inverno tiepido, che di tutto questo gran freddo mica avevo poi tanta voglia.
A breve le giornate si allungheranno, ancora di più, e ricomincia il giro: pasqua, countdown verso ferie, depressione post ferie, natale, depressione post natale.
Il tempo sembra aver decisamente cambiato marcia negli ultimi anni, mi vedo invecchiare, me e i miei coetanei, e questa cosa inizia davvero a spaventarmi non poco.
Sono nuovamente in quella fase in cui anelo al weekend più di qualsiasi altra cosa, per avere quelle 48 ore d’aria per me, e questo non va bene perché quando desideri che il tempo passi alla svelta vuol dire che quello che fai non ti piace gran che, e poi ti ritrovi davvero vecchia e non va bene proprio.
Perché vorrei sempre fare qualcosa di diverso? In più, in meno, altrove…

Spring is an attitude

È finito un mese piuttosto inutile, per quanto faticoso. Marzo è un mese di passaggio, né inverno né primavera, assolutamente instabile e bipolare, fatto di primi sprazzi di sole e aria di vacanza, da stordimenti grigi, raffiche di vento gelate che di botto ti riportano al momento esatto in cui stavi per aprire un panettone.
Gennaio e febbraio 2015 sono stati due macigni parte di una lunga coda franosa e di cui non si riusciva più a vedere fine.
Marzo mi ha illusa di forza e vigore, sole e solarità, per poi darmi un bello schiaffo e un calcetto nel sedere. Ad ogni modo, è finito anche lui, ed aprile è tutta un’incognita. Quest’anno la bella stagione si fa attendere ma io ne ho un gran bisogno, così me ne frego e ho già pensionato il piumino. Voglio sentirmi leggera, ho bisogno di leggerezza, allegria e cose semplici. I grattacapi e le incazzature degli ultimi mesi hanno portato con loro, di nuovo, dei gran bei mal di testa. Marzo è stato tutto un mal di testa. E oggi che, voglio dirlo a bassa voce, respiro e sospiro senza occhi gonfi e palpebre pesanti, voglio che sia primavera, dentro.
Domani poi si parte e a dire il vero sarà un’altra calata nelle gelide terre dell’est. Troppo alta (o bassa?) sta Pasqua per cui mi sa che il mio spirito primaverile dovrà prendersi una breve pausa, se non vuole buscarsi una polmonite.
E di nuovo gelo sia. E siano aglio, cipolla, stufato, carne speziata, patatine, birre, case di legno, prati e fattorie, donne fiere con rughe e fazzoletti, capelli biondi e grembiuli, hard disk e schede da riempire. Primavera dentro, poi il sole prima o poi, tornerà.

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