È una giornata campale, a Roma e in tutta Italia. Queste benedette elezioni alla fine sono arrivate di corsa, io in questo periodo forsennato non ho avuto neanche mezzo minuto (e mezza voglia) di capirci qualcosa di più… ammesso che ci sia qualcosa da capire, nonostante tutti i talk show che mi vedo la mattina. Ero decisa a non votare ma alla fine la paura dell’oscurantismo in cui si potrebbe tornare, mi ha spinta a votare chiudendomi il naso.
Non so se questo Paese abbia ancora speranza, penso che sia talmente vario, che ci siano anche realtà più floride ed eccellenti di contro a tanta altra arretratezza. Qui a Roma come scrivo sempre non si vede la luce e complice questo fine inverno grigio, girare per quartieri cupi, imbrattati di sporco e sciatteria, tra buche e monnezza, è davvero nauseante. Si vive con un profondo senso di incertezza, con l’idea che tutto ciò che hai d’improvviso possa esserti tolto, che ogni tua certezza possa cadere e non avere nulla a cui attaccarsi per risalire la china è atroce.
Io vivo la mia vita serenamente a metà, felice di quello che ho ma con la costante lieve paura di poterlo perdere. E quando perdi in questo paese è praticamente impossibile ricominciare. Ho fatto tante scelte nella mia vita, alcune più avventate, poche, altre fin troppo caute e sicuramente questo è uno dei miei più grandi rimpianti. E probabilmente mai come in questo momento mi rendo conto che il treno che ho preso non prevede più molte deviazioni e la cosa forse mi dispiace o rasserena al contempo. Perdere quel senso di spensieratezza e follia… aver sempre creduto che in fin dei conti ho sempre avuto un piano B pronto ed invece ora non ne sono più tanto sicura. Ma anche questo continuo cercare altro, questa smania, questo non sentirsi mai definita e con punt fermi, forse potrei finalmente accettare di fermrmi.
E sono anche incuriosita dalle tante novità che mi attendono, dalla consapevolezza di essere entrata in una nuova fase della mia vita di cui forse avevo bisogno. E che anche in questo caso, ho scelto.