Questa sera la via del locale è invasa di bimbetti vestiti da fantasmini, streghette, mostriciattoli vari. In molti negozi ho visto commesse con cappellini, ragnatele, trucchi orrendi, in senso letterale.
Boh, io sta moda di festeggiare Halloween non la capirò mai. In 36 anni mi sarà capitato forse una volta di andare ad una festa, tra l’altro in una nottata davvero da incubo, con freddo, pioggia battente e locale strapieno dove alla fine manco riuscimmo ad entrare. E badate bene, non sono una di quelle suffragette anti tutto e soprattutto anti qualsiasi cosa che sia di provenienza americana (anche perché gli americani se ne sono appropriati ma di certo l’origine di questa festa non proviene da lì) ma semplicemente mi sembra una gran forzatura, un qualcosa di cui ci siamo voluti appropriare a tutti i costi e solo per sfruttarne gli aspetti più commerciali e ludici.
Qui non esiste Halloween, esiste solo la festa dei defunti e, per quanto oramai io sia sempre più laica, troverei più giusto festeggiare con i propri morti, come ad esempio ho visto fare questa estate nei cimiteri estoni. E non andandosene in giro mascherati da scemi e assecondando bambini scemi. Non bastava già il carnevale? Ah se fossi nata americana sì che ne avrei abusato di Halloween, visto che ogni festa dolciaria per me è pura goduria. Così come dei balli di fine anno, dei bicchieroni di caffè bollente, delle confezioni maxi di succo di frutta, delle buste da spesa di carta senza manici.
Tra l’altro il mio “Halloween” non è iniziato neanche nel migliore dei modi visto che sono dovuta andare al funerale del padre di una mia carissima amica. E’ stato struggente. Vedere persone che ami soffrire fa schifo. Ti senti così impotente e non sai cosa fare per poter alleviare la loro sofferenza, davvero. Sembra ieri che i genitori ci venivano a prendere a scuola, o a una festa o ci accompagnavano alle gite. E ora inizia questo momento della vita? Di già? Non sono pronta. Il momento è così drammaticamente vicino ed io non sono pronta ad affrontare la vecchiaia, la malattia, la scomparsa dei miei genitori e di quelli dei miei amici. In questi momenti prendi tragicamente atto dell’inevitabile andare avanti. Di tutto ciò che non tornerà. Di tutto ciò che hai perso. A volte credo che la mia ansia della maternità sia figlia di queste paure. Del lasciare solo qualcuno, del donare una nuova infanzia, una nuova vita, un futuro, mentre tu pensi ancora al passato, a quanto certe cose le rivorresti così fortemente indietro ed è così dura, lo ammetto, vedere qualcuno, anche se tuo figlio, vivere qualcosa che tu non potrai avere più. Che più lui cresce, più tu ti avvicini alla morte.
E’ la serata dei mostri, ed io mi sento, in effetti, una strega stronza.