Quest’anno sono tornata con il raptus delle pulizie coatte. Non è la prima volta che mi capita al rientro da un viaggio di sentire il bisogno di fare ordine e buttare, buttare via tutto quello che posso e riesco. Tanto mi manca la mia casa quando sono fuori, tanto mi sembra inadeguata al ritorno. Non so bene perché. A volte, quando vado in posti molto fichi, mi sembra che tutto diventi così banale. Oppure, se vado in posti essenziali, come questa volta, mi sembra tutto così superfluo, eccessivo, inutile. Ogni volta comunque mi prende un bisogno ossessivo di ordine. Le lavatrici partono prima ancora che le valigie siano completamante svuotate, perché tanto lo saranno a breve, nel giro di poche ore. E mi scoccio se i panni non si asciugano in fretta per far posto agli altri, per ripiegatr tutto nei cassetti. Poi risistemo gli armadi e butto cose, se non le ho lasciate già in qualche hotel con paia di mutande vecchie. Perché ai vestiti che pensavo migliori mi sembrano all’improvviso insulsi o da alcuni è giunto il momento di separarci perché certe emozioni sono passate, andate, sono dentro di me e non ho più bisogno di indossarle. Devo poi far posto ai souvenir, alle calamite e sistemare la dispensa, che è sempre semi vuota, così come il frigo, anche se passeranno giorni prima che mi torni la voglia di cucinare. Per non parlare della voglia di riprendere le solite abitudini. Il lavoro, le incombenze, il locale. Ogni anno è sempre più dura per noi malinconici. Abbiamo i nostri tempi, lasciateci un po’ in pace. Poi, torneremo anche noi.