Insomma, è un momento tecnologicamente sfigato.Non riesco a concepire di avere una macchina senza aria condizionata. Sarà che quando ero più piccola e viaggiavo ancora con i miei, dalle retrovie pativo un gran caldo e ogni volta era una lotta per farla accendere perché ovviamente sui lunghi viaggi, il costo si accusava. Poi mio marito, che ha la sua rotta oramai da anni e anni ma è la sua macchina e gli sta bene così. A me no. Lo so che poteva anche andarmi peggio e rompersi qualcosa di più serio, fatto sta che macchina scura con sedili neri + la mia totale avversione al caldo + estate romana, sono un terzetto che va stroncato al più presto. E sta cosa già so che mi costerà assai. Che palle! Non mi frega dei bozzi, dei graffi, del cerchione che mi è saltato chissà quando e fa tanto zingara, ma non toglietemi l’aria. In tutti i sensi. Poi che palle andare in giro con i finestrini tirati giù, con tutti quelli che ti si affiancano al semaforo e ascoltano tutto quello che dici e ascolti, per non parlare dei lavavetri che manca poco e t’infilano la paletta dal finestrino. Ora, chiama Toyota, prendi appuntamento, chiedi permesso in ufficio, capisci di che morte devi morire e come muoverti nel frattempo e già sudo.
Poi, la macchina fotografica ha un sensore sporco da schifo, un faretto led di cui andavo tanto orgogliosa che si è fuso,insieme al vecchio compagno che ha smesso di funzionare a dovere quando mi è caduto al primo giorno di uso (a dire il vero me l’hanno fatto cadere) e un obiettivo forse ha un po’ di muffa.
Ho il portatile che andrebbe formattato, perché è saturo e poi perché mister microsoft ha scoperto il mio inghippo e ogni 3X2 s’impalla con avvisi che mi ricordano del mio status criminale. Ma al sol pensiero di dover andare a ricercare tutti i programmi da installare mi vien la pelle d’oca e quindi arranca ancora lì in soggiorno. Anche l’iMac fa le bizze da tempo, lanciandomi continui segnali di dolore dall’interno delle ventole. Anche qui, chiama Apple, prendi appuntamento, controlla turni marito perché non ce la farai mai ad incollarti da sola il bambinello, chiedi permesso in ufficio, ricercal’estensione di garanzia che hai fatto e pagato e come al solito non sai dove hai messo, son mesi che rimando fino a che lo so che piangerò lacrime amare.
Il telecomando del televisore, alla ventesima capitolata dal letto, ha alzato bandiera bianca. Ha deciso di far abdicare giusto qualche tasto: volume e cambio canale. Ah, anche il menu. E voi direte, vabbè ma che te frega del menu del televisore? Teoricamente niente, se non fosse che è l’unico televisore che io conosca che ogni mese, giorno più o giorno meno, si azzera e devo risintonizzare tutti i canali… con il tasto menu. Ho giusto qualche giorno ancora di autonomia.
L’iPhone ha nuovamente il vetro scalfito, cadendomi in maniera stupidamente becera dalle mani. E’ brutto ma nel mucchio delle sfighette tech, passa decisamente in coda.
Poi ci sarebbe anche tutta una lunga serie di piccole stupidagini casalinghe, tipo l’acqua fredda che non esce, se non un filino, il vano del porta bicchieri rotto con grande gioia del mio bicipite moscio ogni volta che devo svuotare la lavastoviglie, la macchia di muffa in bagno che con oggi compie 5 anni (dal momento che si è creata essattamente un paio di giorni dopo che abbiamo finito i lavori e siamo entrati a casa) insieme alle mattonelle avanzate che campeggiano in terrazzo coperte da 10 kg di polvere, inferriate sporche e arrugginite da verniciare, pezzi di intonaco che iniziano a staccarsi da bagno e cucina, un buco al muro dietro a una porta che ho fatto io facendo accidentalmente cadere la tavola da stiro nell’unico giorno in cui l’ho usata. Insomma cose così, cazzate, che in pomeriggi noiosi tornano a galla come certe bisogni indigesti.