Nessuno è immune alla follia

La cronaca, soprattutto negli ultimi anni, ci ha regalato molti casi di delitti eclatanti e raccapriccianti per efferratezza e insana follia. Eppure quello che è successo ieri alla povera donna e ai suoi figli, vittime del raptus omicida di un marito insospettabile, mi ha fatto rabbrividire più del solito. Da brivido è scoprire quanto possa essere così labile quel confine tra normalità, almeno apparente, e pazzia, e cattiveria e atrocità. Cosa rende un padre, un ragazzo di soli 31 anni, un amico, un compagno da una vita, un mostro?
Come è possibile che non ci siano state negli anni avvisaglie, tracce, molliche di pane che portino alla brutalità di tali eventi. Che poi ricostruire a ritroso sia inutile è certo, ma è possibile impazzire così, se di pazzia in senso medico si può parlare, o esternare un mostro che però si è riusciti a tenere a bada in tutti questi anni, all’improvviso?
Ho letto tutti gli articoli disponibili sul delitto di Motta Visconti per scovare il tarlo, l’avvisaglia, il segnale che non era stato captato a dovere, perché ho paura. Ho paura che fatti del genere possano capitare a chiunque e nessuno sia in grado di prevenirli.
Perché non può essere solo il desiderio di fuga, di una scappatella non corrisposta, delle seppur grandi, enormi responsabilità dell’essere genitori, in questi tempi. Tempi in cui, grazie ai social network, puoi entrare nelle vite private di chiunque e vedere foto, pensieri, ricordi, apparentemente privati, apparentemente comuni a tutti.
Sono piena di amiche e conoscenti che scrivono quelle cose lì, che scriveva Cristina… delle notti insonni con i bimbi piccoli, delle febbri, delle grandi responsabilità che arrivano tutte insieme. Dei giochi e degli scherzi con il proprio compagno. Soli 5 giorni fa lei condivideva una delle tante vignette simpatiche che girano sul web “taggando”il marito, chiamandolo amore.
Due persone comuni, due visi puliti, quello di lui troppo giovane e con uno sguardo di chi ancora forse non si è reso troppo conto delle conseguenze delle proprie scelte.
Ma non può esserci nessuna spiegazione forse, né certamente attenuanti. Come si può non avere pietà, non fermarsi di fronte al sangue del proprio sangue, a un bambino innocente che dorme in quella che dovrebbe essere una culla sicura: la camera di mamma e papà.
Poi uscire, guardare la partita, riderci su, inscenare un delitto, provarci fino all’ultimo a sfangarla.Ho paura perché dobbiamo essere tutti vigili per tutti e non spulciare nelle vite altrui solo per il pettegolezzo, per il voyeurismo.
Mi chiedo come mi sarei sentita ad essere un’amica di quella coppia. Quali colpe mi sarei data.
Mi viene quasi da scartabellare tutte le foto dei miei sposi, per scovare in qualche sguardo la minaccia, perché anche vedere quelle foto, che sono uguali alle centinaia che mi capita di fare, mi ha messo i brividi.
Mi chiedo e cerco con ansia la prova di un gene, di un qualcosa che provi che queste cose capitano solo per motivi oggettivi, non per motivi così assurdi, crudeli, insensati. Perché allora sì, allora nessuno è davvero immune alla follia.
Ciao Cristina, riposa in pace, con i tuoi angeli e il tuo papà, lontana dai tanti mostri che popolano questa terra.

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