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L’equilibrio del (tira)latte

È iniziata per me la fase II, quella della mamma equilibrista che torna a lavoro (troppo presto). Un equilibrio fatto di incastri che probabilmente non finirà mai ma che, specie all’inizio e per una neomamma, è molto difficile costruire.
Tornare a lavoro a scarsi 4 mesi dal parto è disumano ed è decisamente troppo presto, inutile quindi aggiungersi alla lunga coda delle mamme che rivendicano la necessità di prolungare la maternità almeno fino ai 6 mesi e se si allatta ancora le 2 ore concesse per legge sono briciole, specie se si lavora a distanza da casa.

Al di là dell’OMS che raccomanda allattamento esclusivo fino a 6 mesi, per quanto mi riguarda è più o meno dai 4 mesi che ho iniziato a capirci qualcosa con mia figlia e neanche ho fatto in tempo a “godermela” un po’ che sono dovuta repentinamente tornare alla mia vecchia vita, lasciare tuta, felponi e faccia acqua e sapone e rimettermi in pista, stretta in camicie e pantolini che tirano un po’ da tutte le parti e ricoperta di (inutili) quintali di fondotinta e copri occhiaie per tornare (a sembrare di) essere pronta, pimpante e performante.
E infatti il mio primo giorno di lavoro sono scoppiata subito a piangere.

Quindi oltre alla mamma che non si sente ancora pronta a lasciare la sua bambina c’è anche la donna che non si sente ancora pronta a ritornare alla vita di tutti i giorni. E sebbene sotto sotto si abbia voglia di abbandonare quella rigida routine fatta solo di poppate, ninne e cambi pannolino in cui è chiusa da mesi, dall’altra i postumi del parto e le conseguenze dell’allattamento ancora in corso si vedono e sentono e dire che non si è a proprio agio tra gli altri, soprattutto tra le altre donne, è un eufemismo.

Diventa quindi tutto un fragile equilibrio di calcolo di tempi e orari fra una poppata e l’altra, per cercare di saltarne il meno possibile perché poi il seno scoppia e perché ancora però non vuoi che il latte sene vada, quindi ti sottoponi a infinite e ripetute sedute di tiralatte in ogni momento possibile, a momenti anche quando sei in bagno, per cercare di raggiungere il quantitativo di almeno un biberon di latte “sano”… fin quando ti rendi conto che è tutta una corsa inutile contro un tempo che prima o poi arriverà e allora “cedi” al latte artificiale.

Quindi, altra cosa con cui le mamme iniziano subito ad avere a che fare, sono i sensi di colpa. Sensi di colpa che una mamma si autoinfligge e sensi di colpa inflitti dalla società, dagli operatori e soprattutto da altre mamme che, volenti o nolenti, si ergono sempre a un livello superiore del tuo. Le mamme che allattano ad oltranza, le mamme che possono o decidono di non tornare a lavoro, le mamme che iniziano a svezzare cucinando tutto bio ed espresso, le mamme che non mandano al nido o mandano subito al nido, le mamme che hanno aiuti e le mamme che fanno tutto da sole. Quando poi ciò che conta è solo come ci si sente e soprattutto ciò che è meglio per sé e per il proprio bimbo, trovando, anche in questo caso, il proprio equilibrio.

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Leggevo questa frase che mi ha colpita e che ritengo decisamente vera. Un po’ delle tante attenzioni che giustamente si dedicano al neonato andrebbero riservate anche alle neomamme perché davvero siamo neonate anche noi e si inizia a capire quello che davvero è un mestiere difficilissimo giorno dopo giorno.
Per me i primi 3-4 mesi con Vittoria sono stati difficilissimi e spiazzanti, non so se perché la bambina è stata particolarmene impegnativa. Diciamo che mi sento di affermare che non è stata tra i neonanti più difficili ma neanche particolarmente angelica… e scusate no, non è vero che tutti i neonati sono difficili perché o davvero la gente mente, e ci sta, ma ci sono anche tanti bimbi che o per un aspetto o per un altro, sono da subito più facili da gestire. Oppure tutti i miei amici hanno avuto bambini angelici. Poi magari “peggioreranno” o anche no, maecco partire in discesa è un pò più semplice che iniziare ad usare il freno a mano quando ancora neanche sai tenere in mano il volante.

Probabilmente molto è da imputare anche a me, troppo stanca o poco paziente per vedere ostacoli enormi anche laddove si trattava di esigenze normali. Forse un ultimo mese di gravidanza un po’ sofferto, soprattutto per il caldo o in generale una gravidanza in cui non mi sono fatta mancare nulla e di certo non ho passato stesa su un divano, ma da subito sono stata sopraffatta da un’enorme stanchezza. Ecco perché, proprio nel momento in cui le cose hanno iniziato a marciare a ritmi più umani, tornare a lavoro è stato per me un gran sacrificio.
Ho comunque la fortuna di lavorare molto vicino a casa, in un ambiente umano e accomodante, che mi permette ancora di giostrarmi gli orari e soprattutto ho il grande aiuto di mia mamma, (e qui molte mammine direbbero che non si fanno i bambini per farli crescere dai nonni!!) diversamente non so se sarei tornata o come avrei fatto.
Ora devo scappare, appena arriverò se la bimba melo concede cercherò di tirarmi un po’ di latte per la sera o per domani, oppure vorrà attaccarsi subito e allora dovrò farlo prima di dormire o invece niente domani artificiale… insomma, è tutto in mano alle tette, e al tiralatte.

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