Attese colme di ricordi 

È tardi, io mi fumo l’ennesima sigaretta per ingannare il tempo. Devo andare a prendere i miei all’aeroporto e il volo ha fatto ritardo di due ore. Viste le ultime vicessitudini meglio non lasciarli soli.

Così mi tornano in mente un sacco di cose vecchie, anche perché ho (non) mangiato male al locale e non sto digerendo. Tipo quando ero volontaria in ambulanza e dovetti, con Ciccio merda, rianimare un morto al Casilino. È uno dei ricordi più vividi che ho. Quella stamberga puzzolente in cui viveva, lui un anziano abbandonato a se stesso, sporco e magrissimo. Quelle costole che quasi mi si frantumavano tra le mani, ancora le ricordo. A volte mi manca la CRI o meglio quello che facevo e come mi faceva sentire. Le notti insonni, con l’ansia del telefono che poteva squillare o no ma tu non dormivi comunque e ti ripassavi la sequenza del BLS. I cornetti all’alba con la gente della notte, le corse a sirene spiegate, le barelle che non si piegavano mai bene, il pronto soccorso e ovviamente Michelino. E quei bimbi inermi, i loro sorrisi inconsulti. E le case, le case della gente, quante ne ho viste. 

A volte penso a quante cose mi siano capitate nella vita, a quanti volti, quante mani sfiorate e poi perse per sempre. A tutto il mazzo che mi sono fatta, a quante volte  non mi sono tirata indietro. A quando al pronto soccorso ci sono finita io.

E oggi che mi affanno dietro a tante inutilità penso a quanto invece mi servirebbe una buona dose di volontariato. Ma adesso, probabilmente, non potrei farcela più. 

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