Insomma ogni tanto su facebook scopro l’esistenza di locali e posti nuovi a Roma, all’apparenza fighissimi, dove non solo non sono mai stata ma di cui non ho neanche mai lontanamente sentito parlare. In più, la maggior parte di questi “suggerimenti” nascono proprio dal fatto che molte persone a me vicine ci sono state, per non dire che son frequentatori abituali.
Ogni tanto allora mi sale un po’ di sconforto, al pensiero di quanti luoghi e quante realtà in questa città tentacolare mi rimangono estranei. Quanto potenziale non visto, non vissuto. Ed è troppo facile nascondersi dietro il mignolo del poco tempo, perché di certo anche queste persone più “viveur” di me non si grattano la panza da mattina a sera. Per quanto forse, a mia discolpa, mi dico sempre che 10 mesi su 12 ho praticamente il 90% dei miei week-end impegnati a lavorare, e quelli che riesco a guadagnarmi se posso preferisco trascorrerli diversi chilometri aerei lontana dal G.R.A.
Per cui mi chiedo quanti confini ci costruiamo senza rendercene conto e prima ancora di sentirci poi chiusi e oppressi sempre negli stessi posti, sempre nelle stessa routine.
Questa è un’estate un po’ strana, sarà il tempo, saranno i 35 che si avvicinano ma a volte ho l’impressione di esser incollata da ore interminabili alla fermata di un tram fantasma, perché tutti quelli che continuano a passare davanti mi sembrano sempre troppo pieni o terribilmente vuoti.
Esco scarica dal lavoro e di questa estate romana sto assaporando ben poco, sento un rumore soffuso in lontananza, che neanche mi attira più di tanto.
Mancano soli 10 giorni alla partenza, sempre troppo a ridosso del primo giorno di ferie e per quanto non veda l’ora ho come l’impressione di non aver reso giustizia alla mia città, di averla trascurata e snobbata in luogo di quella circe malefica chiamata accidia.
Nell’estate più fredda e ideale di tutti i tempi, mi manca l’inverno.