Manca poco al triste rientro, ancora un’ultima giornata piena da trascorrere sulla costa Dublinese, perché di pub, negozi, calca e souvenir, ci siamo un po’stufati.
Ecco una piccola Anais lista delle cose più strane dell’Irlanda che più mi porterò dietro:
– Le migliori patate fritte, tagliate a mano, mai mangiate e mai così ben digerite;
– nei ristoranti non si usano tovaglie, solo posate – che quindi ti ritrovi a poggiare sul tavolo pulito chissà quando – e un misero tovagliolo di carta che si unge solo a guardarlo;
– mai una fila al bagno delle donne, incredibile;
– i semafori rossi che si sta fermi noi pedoni e loro macchine;
– la domanda di rito in ogni caffetteria: to stay or to go?
– l’enorme varietà di schifezze nelle grocery, tra cioccolate e caramelle, da non riuscire a scegliere persino io;
– riuscire a vedere nella stessa città, con lo stesso tempo, ragazze in infradito e ragazze con gli UGG, in canotta o con l’eskimo;
– l’onnipresente cipolla: a spicchi, a crema, tritata, camuffata… everywhere;
– le macchinette dei bus contasoldi: che se non li hai giusti ti danno una ricevuta per il resto che avresti dovuto avere… ma non avrai;
– l’usanza – graditissima – del bollitore con nescafé e tè in ogni albergo e stanza, dal 4 stelle al ciofeca;
– certi veri pub dove x tracannarti e sostenere le pinte, oltre sacchetti di patatine (all’eterna cipolla) non trovi altra cibaria;
– la tab water, che se ho capito bene è la nostra equivalente acqua del sindaco, nella variazione acqua da tavola;
– i due lavelli da cui è impossibile miscelare acqua calda e fredda.