E’incredibile come luoghi che per molto tempo sono stati familiari, diventino quasi estranei.
Oggi mi son ritrovata a girovagare nei pressi del mio vecchio ufficio (che non è neanche molto distante dall’attuale) e dove dal 2005 al 2006 ho trascorso molte delle mie giornate e pause pranzo, tra una bancarella, un negozio, una pizzetta rossa e una visita dallo psicologo.
Eppure mi sembrava di essere quasi una turista: guardavo estasiata le mille vetrine, tra nuovi sfavillanti negozi e vecchie bottegacce servite da commesse scazzate dove ho comprato spesso i miei vestiti ( e dove oggi ovviamente non ho potuto trattenermi) e mi tornavano in mente persino occasioni in cui li ho indossati o vecchi colleghi che purtroppo ora non ci sono piu’.
Forse questo è cio’che più amo di questa città: come nel suo essere eterna e giurassica sappia comunque rinventarsi e come, a distanza di anni, riesca ancora a stupirmi come una bambina davanti alla calza della befana.
Le vie della malinconia sono infinite.
Ps: pero’entrare da Castroni, una delle torrefazioni piu’famose di Roma, chiedere un caffè e sentirsi dire: “abbiamo eliminato il caffè “è triste e sconcertante, piu’che malinconico.