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I wanna be a vampire

Dopo anni di totale ignoranza, superiorità e non curanza verso un fenomeno che a me sembrava non sfiorare neanche lontanamente e non appartenere affatto, ci sono cascata alla fine con tutte le scarpe.
Una sorta di legge del contrappasso dantesca, dopo anni di sogghignamenti e sfottò ai danni di adolescenti cresciute e colleghe già cadute nella trappola molto tempo prima, che cercavano di ammiliarmi come sirene omeriche.
Ma eccomi alla fine qui, a confessarvi di esserci cascata. Di essere entrata a gamba tesa nel Tunnel Twilight saga. Almeno cinematograficamente parlando. E di non riuscire più ad uscirne.
Complici 2 week end bloccata a casa da Alemanno e dalla neve e un subbuglio ormonale di fondo, mi sono sparata tutta d’un fiato la quadrilogia non una bensì 2 volte. Uno dopo l’altro, a mo’ di Fruit Joy che una volta che ne prendi una devi devi devi masticar, anche l’altra.
E a poco mi è servito il mio solito sarcasmo, il pensare che uno che cha 100anni e si ciba solo di cinghiali e grizzly come minimo ha una fiatella che ti stende, e uno che vive 365 giorni all’anno a petto nudo nella foresta deve avere come minimo un odor un tantinello muschiato. Mi sono fatta irretire come l’ultima liceale, e mi ritrovo a desiderare nient’altro che il prossimo capitolo.

Ma porc!!io alla Meyer la denuncio per spaccio di materiale stupefacente e che crea dipendenza.
Non c’è niente di particolarmente nuovo o avvincente in quello che ha scritto, ma è lapalissiano, è lì davanti ai tuoi occhi. Il romanticismo, il principe azzurro che così azzurro non è anzi è piuttosto pallido. L’amore conteso e il dover scegliere, il passare da adolesente anonima e complessata ad eroina contesa protagonista, momento che ognuna di noi nella propria cameretta rosa ha sognato di vivere almeno una volta, mentre si spremeva un brufolo e si levava i baffi.
E poi il matrimonio, l’uomo che si inginocchia ai tuoi piedi e ti promette amor eterno, che si fa scudo di sé per proteggerti da ogni male. Aaah. Si è bello sapersela cavare da sole ma..
E poi cavolo, quei posti. Sono quei posti che non riesco a togliermi dalla testa. Forse perché sono tornata fulminata dall’America e Seattle è la mia prossima meta ideale, ma quegli scenari fiabeschi ma invece così reali, ecco quelli per me sono vera ipnosi.
Forse perché è dai tempi del “Medico tra gli orsi” che sogno di vivere in un posto così, lontana da rotture di balle, da uno stile di vita mondano che non mi appartiene e da una frenesia che mi logora dentro.
Ecco. Nell’insoddisfazione generale che ulimamente mi attanaglia, mi mancava il desiderio di essere un vampiro nella foresta di Washington.

Ma poi, sti vampiri non è che niente niente esistono davvero?

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