Il “caso” Anais

Vorrei raccontarvi questa piccola avventura con la ASL regionale che mi è capitata ed è davvero esilarante. O forse no.

Mi arriva qualche settimana fa la lettera in cui mi avvisano di avermi riservato un pap test gratuito x il 24 gennaio, facendo parte del programma di screening ginecologico della Regione. Bene, penso, devo proprio rifarlo e stranamente leggendo bene l’appuntamento è per questo anno non fra un’eternità come si è soliti nell’assistenza pubblica.

Leggo però che il centro che mi è stato assegnato è davvero fuori mano rispetto a dove abito ora perché di fatto io risiedo ancora a casa dei miei e sarebbe comunque molto distante anche da lì.

C’è però un numero verde  da chiamare in caso si voglia cambiare data o anche centro, quindi ci provo e chiamo. Dopo la solita attesa di diversi minuti mi risponde un’operatrice gentile a cui chiedo, visto che ora sono domiciliata ad un altro municipio, se è possibile cambiare centro. Mi risponde che sì, certamente è possibile ma occorre essere assimilati dall’altra ASL di pertinenza e che lei non può farlo. Mi dà quindi un altro numero e mi saluta dicendomi “Se dovesse avere problemi… mi richiami e vediamo di spostarlo ad un consultorio più vicino”.

Ok, chiamo nuovo numero, altra attesa, mi risponde un’altra operatrice a cui rispiego la tiritera ed ovviamente non è così semplice. “Non mi è mai capitato un caso del genere, devo parlarne con il dirigente” ed io rispondo “Cioè a Roma nessuno cambia domicilio?” e lei “No certamente solo che non mi è mai capitato di dover gestire un’emergenza”…
Le spiego che non ho parlato di nessuna emergenza, che il mio appuntamento può anche slittare di qualche mese certo, se lo spostano di un anno allora no, pazienza, vado all’altro centro ma lei mi tranquillizza dicendomi che è normale essere scoraggiati sui tempi della sanità pubblica ma che loro sono veloci e che se le mando una mail o un fax con copia del mio documento non dovrebbero esserci problemi. E così faccio. Passa una settimana e non ricevo risposta allora li sollecito e mi rispondono dicendomi che avevano provato a contattarmi (non mi risulta) e che comunque è tutto apposto, mi hanno acquisito alla nuova ASL e il nuovo appuntamento è fissato per il 25gennaio, alle 9, praticamente a 500 metri da casa.
Perfetto penso, neanche devo prendermi il permesso in ufficio… hai visto che non tutto va poi così male, penso. Poi leggo per bene la mail e si dice che se la data dovesse capitare durante il ciclo o tre giorni a ridosso, l’esame non può essere fatto.
Merda… non ci avevo pensato. Guardo il calendario e… ovviamente capita in quei giorni lì. Per cui aimè rispondo dicendo appunto che la data non va bene per questi motivi e se è possibile cambiare, aggiungo inoltre che dove lavoro purtroppo il mio cellulare non prende bene e per questo se è possibile rispondermi via email come fatto sinora.
Stamattina quando mi alzo e prendo il telefono, non è una cosa che faccio subito, noto una sfilza di chiamate da un numero che non conosco e mi viene un sospetto… apro la mail e trovo un loro messaggio di ricontattarli ad un numero perché devono parlarmi della mia situazione…
Boh, penso, magari vogliono propormi più date? Chiamo ma entrambi i numeri forniti sono sbagliati… mi risponde un altro reparto della ASL, piuttosto scocciato e che non sa assolutamente come inoltrarmi al numero corretto. Riprovo al centralino ma niente allora gli riscrivo…

Mi richiamano e mi dicono che no, si sono sbagliati… che non posso essere acquisita a nuova ASL perché Roma su Roma non è permesso…
“In che senso scusi?” chiedo… no perché non è che Roma sia un paesino, è enorme e mi sembra assurdo che se si è domiciliati, nella stessa città, in un altro municipio, si debba far riferimento al vecchio che può essere anche a 30 km di distanza!
“Eh no se ad esempio lei ora vivesse a Ostia, che è fuori Roma – e veramente non è proprio così…- allora sì la spostavamo ma visto che si tratta sempre di Roma no. Guardi mi spiace molto, se vuole richiamo io l’altra ASL e sollecito che le riassegnino un altro appuntamento a breve”.
Mi sale un misto di isteria e cazzimma. Ma che modo è di gestire le cose? Ora non si tratta di un’urgenza, ho anche una cara amica di famiglia che da anni è la mia ginecologa e dove poter fare il test privatamente ad un costo normale quindi non è per un motivo economico ma diventa una questione di principio. E poi mandano tutta una bella lettera sull’importanza della prevenzione, sui servizi che la Regione vuole dedicare alle donne… insomma mi faceva anche piacere per una volta tanto riferirmi al pubblico che, di fatto, pago con le mie tasse.

Attacco indispettita e penso di richiamare io la vecchia ASL che chiamai la prima volta perché visto l’andazzo secondo me questi non mi richiameranno mai. Prendo la linea al solito numero verde dopo i soliti 5 minuti. Mi risponde un’operatrice a cui dico semplicemente che voglio cambiare il giorno del test e la sede… sempre in quell’ASL. Mi chiede il nome e lì ricomincia lo show…
“Ah ma no ma questa non è la sua ASL, non deve chiamare questo numero”.
“Scusi eh, è il numero che mi avete scritto voi nella lettera che mi avete mandato… mo non cho manco più l’ASL di residenza?! Quale caz di ASL devo chiamare?”
“Aspetti… aaah ma lei è la signora Anais… ”
“Eh sì”
“Ahhh aspetti…. ehii ce sta al telefono la signora Anais… – sento che chiama una sua collega – No mi scusi eh perché sono giorni che non facciamo altro che parlare del suo caso…”
“Del mio… caso? Addirittura?”
“Sì sì guardi eh le dico subito che noi abbiamo perorato la sua causa, che il nostro dirigente si è parlato con il dirigente dell’altra ASL perché è assurdo… e quindi non è passata all’altra ASL?”
“Eh no, dopo che ho mandato tutti i documenti prima mi hanno detto di sì e poi di no…”
“No aspetti che documenti? Cioè me dica un po’, le hanno chiesto anche di mandare dei documenti… assurdi ahahaha”
Veramente secondo me c’è ben poco da ridere ad ogni modo l’operatrice continua ad insistere che io sto nel giusto, sento anche l’eco di altre colleghe, e che allora ora riparlano con il dirigente…
“Guardi sinceramente… non fa nulla…Davvero”. Mi sento anche un po’ mortificata ad aver sollevato questo “caso” anche se dentro di me maledico la solita giurassica macchina burocratica italiana… e infatti alla fine l’operatrice mi risponde

“Ma sì guardi tagliamo la testa al toro glielo sposto io l’appuntamento” .

E tutto sommato mi è andata bene, ho avuto risposte, forse pure troppe, un appuntamento a febbraio non a 500 metri da casa ma fattibile. Ma se penso invece a chi sta in emergenza a chi magari doveva fare una tac o un anziano che magari ora vive in famiglia e non al vecchio domicilio e non può spostare una benedetta sede all’interno della stessa -enorme- città… bah!

Povera italia mia

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