Paris, toujours mon amour

Ieri, poche ore prima che accadesse quel massacro immondo, sognavo di essere a Parigi. Lo sognavo perché in questi giorni lì si tiene una bellissima manifestazione fotografica a cui ho avuto la fortuna di partecipare per ben due anni. Lo sognavo perché Parigi è la mia città ideale, e sin da ragazza ho sempre invidiato i parigini e desiderato trasferirmi lì. Lo sognavo perché solo qualche mese fa stavo per premere acquista sul sito vueling per approfittare di un volo super economico che mi avrebbe portato lì dove volevo, e lo stavo per fare, sebbene a prezzo decisamente più alto, sole due settimane fa. Lì tra i miei adorati caffè, lì sotto una coperta a Montmartre, lì a places de vosges, lì tra le foto dei miei autori preferiti, tra i mercatini di stampe e libri d’occasione, lì a meravigliarmi per l’ennesima volta di una città multiforme e multicolore, libera, cosmopolita, meravigliosa e splendente sotto le luci di quel tripudio di ferraglia e modernità che forse non è così lontana dalle cause di tutto questo.

Ed ora potevo essere lì, in un albergaccio economico a rèpubblique o bastille, spaventata, addolorata, lontana da affetti e amici che probabilmente sarebbero stati più in pena di me.

Cosa mi ha fermato? Sembra assurdo ma proprio questa maledetta dieta. Che ci andavo a fare a Parigi se non potevo ubriacarmi di vino, macarons e crepes?

A quante sciocchezze pensiamo quotidianamente? Ma quante di queste sciocchezze e sì, paure, a volte ci tengono al sicuro? Non bisogna arrendersi e lottare per non smettere di vivere in libertà la nostra vita. Anche se dimentichiamo che spesso la nostra libertà non è gratuita ma costa il prezzo di tante altre e molte vite altrettanto innocenti che quotidianamente vivono nel terrore a causa della brama di soldi e potere dell’uomo. Di occidente e di oriente.
Il mio cuore oggi è più che mai lì anche se sono grata di essere al sicuro qua. Anche se per ora. Il mio cuore è lontano da qualsiasi altra forma di sciacallaggio e speculazione e razzismo becero. Questa non è una guerra di religione, non è una guerra tra cristiani e bastardi musulmani. È una guerra di odio che non conosce colori, idee, razze. Ma solo la fame di una prevaricazione cieca.

 

bansky – pray for Paris

 

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